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Cosenza, protesta sul tetto dell'Azienda ospedaliera: “Amministratori incapaci”

«L’emergenza Covid – 19 si sta abbattendo sulla provincia di Cosenza. Contagi e morti aumentano, i pochi ospedali attivi sono ormai saturi, il personale sanitario è stremato. Questa è la situazione a distanza di oltre un anno dall’inizio della pandemia». È quanto si legge in una nota dell'associazione "Calabresi in mobilitazione per la sanità pubblica" che questa mattina (14 aprile 2021) hanno protestato  all'interno della sede dell'Azienda Ospedaliera di Cosenza.

«Nulla che non si potesse facilmente prevedere. Lo scorso autunno - hanno ricordato - ci siamo mobilitati chiedendo la riapertura dei 18 ospedali chiusi, un intervento del Governo nazionale data l’incapacità degli amministratori e risorse per ricostruire la sanità pubblica calabrese. Le istituzioni, ad ogni livello, hanno preferito rimanere inermi e affidarsi alla fortuna. Ecco, la risposta è nei decessi avvenuti all’Annunziata di due calabresi in attesa che si liberasse qualche posto. In Calabria, nel 2021, si muore perché non si può essere curati, non è uno slogan o un rischio ma è la realtà dei fatti. In tutto ciò i commissari non riescono a varare scelte efficaci e coraggiose, le istituzioni si affidano a inutili comunicati, i parlamentari calabresi non si è ben capito cosa facciano a Roma e il Ministro Speranza quindi il Governo sono ignorano come al solito la Calabria, abbandonandoci al nostro destino. Di fronte a questa situazione abbiamo la responsabilità di mobilitarci, non possiamo assistere silenti a questo massacro, non vogliamo fare la conta quotidiana dei defunti».

Infine, secondo l'associazione, «senza giri di parole, c’è l’immediato bisogno di assunzioni a tempo indeterminato di personale sanitario, di riaprire gli ospedali chiusi, di un intervento poderoso del Governo nazionale che congeli il debito, prodotto dalla mala politica e pagato dai cittadini, e liberi risorse per la sanità pubblica. Non c’è più tempo. I nostri padri e le nostre madri continuano a morire, ora dopo ora».

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