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Coronavirus Cosenza, il dolore di una strage senza fine

L’abisso è dentro la contabilità che ogni giorno dà un nome a quelli che si arrendono e a tutti gli altri che si ammalano. I numeri descrivono questa belva senza volto, infaticabile nella sua corsa dentro città sempre più colpite con nuovi contagiati e morti. Aprile narra il dolore di una strage senza fine. Con i cinque decessi di ieri, il totale di 14 giorni raggiunge quota 62. Sessantadue vittime, cadute di, per o con il virus, negli ospedali o dentro le loro abitazioni. Una contabilità sconvolgente che tiene conto di un 75enne di Villapiana che era stato dimesso dopo una lunga degenza in ospedale e a casa ha provato a resistere fino alla fine. Fino a ieri, intorno a mezzogiorno, il momento della resa. Nel reparto di Rianimazione dell’“Annunziata”, invece, è spirato un 81enne di Spezzano Sila. Un altro 81enne, di San Donato di Ninea, è morto in Geriatria. E nello stesso reparto si è arresa, invece, una 71enne di Cosenza. Sempre all’“Annunziata” è morto un ottantenne di Corigliano Rossano dieci giorni dopo il decesso della moglie (che s’era spenta una decina di giorni fa nel presidio di Rossano). Una scia inarrestabile di lutti che trasforma la contabilità in olocausto.

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