L’altro giorno un gruppo di cittadini ha occupato temporaneamente la stazione ferroviaria di Cariati, per chiedere la riapertura dell’Ospedale cittadino, chiuso nel 2010. La vicenda di questo nosocomio è tornata alla ribalta della cronaca, a causa della crisi sanitaria in corso, nel territorio jonico cosentino. La questione, però, è al centro di petizioni, appelli e proteste da molto tempo, iniziata e continuata dal novembre dell’anno scorso, con l’occupazione di un’ala della struttura sanitaria, da parte di un presidio popolare di Cariati, condotto dal movimento “Le Lampare”, assieme al comitato "Uniti nella Speranza", sostenuto da “La Voce del Popolo”, il gruppo dei cariatesi emigrati in Germania "Escia a mare".
Questo è il commento di Mimmo Formaro, portavoce delle “Lampare”: “Questa di oggi è una occupazione simbolica, per cui fermeremo il treno in questo flash mob, per dimostrare che la Calabria non ci sta ad abbassare la testa. Noi non abbiamo più nulla da perdere. Oggi facciamo quest’atto dimostrativo e non è detto che domani occuperemo altri posti, perché siamo stanchi davvero. E’ il momento anche, da parte del Governo, di prevenire le questioni di disordine pubblico che possono verificarsi ed intervenire sulla questione della sanità perché da Cariati vogliamo risposte subito per l’ospedale”. Ricordiamo che la struttura cariatese, entrata in funzione nella primavera del 1978, serviva un ampio bacino di utenza comprendente il Basso Ionio cosentino, l’Alto Crotonese e il territorio della Sila Greca, poi chiusa con il piano di rientro, oltre dieci anni fa. Da allora Cariati e il su hinterland è senza un ospedale, ma oggi più che mai si sente la mancanza di una realtà come questa, che potrebbe venire in soccorso alle altre strutture della zona, sotto pressione da mesi ed è assurdo che ci sia un ospedale funzionante che non è utilizzato.
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