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"Furbetti del cartellino" nel Cosentino: indagati 14 "non lavoratori" di Calabria Verde

Marcavano la presenza e poi se ne andavano a sbrigare le loro personalissime faccende. E, tra queste, c'erano le chiacchierate con gli amici al bar, la partita a carte, la comoda lettura dei quotidiani, la spesa al supermercato, l'acquisto di telefonini, la visita ai parenti...

I "furbetti" del cartellino. Impegnati ufficialmente al lavoro per l'azienda regionale "Calabria Verde" ma in effetti in "tutt'altro affaccendati" come direbbe Ennio Flaiano. "Lavoratori" che marcavano la presenza e poi se ne andavano a sbrigare le loro personalissime faccende. E, tra queste, c'erano le chiacchierate con gli amici al bar, la partita a carte, la comoda lettura dei quotidiani, la spesa al supermercato, l'acquisto di telefonini, la visita ai parenti...

Le indagini coordinate dal procuratore Mario Spagnuolo e condotte dai carabinieri della compagnia di Rogliano, diretti dal capitano Bologna, hanno smascherato 14 "non lavoratori" cui stamane è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari in cui viene loro contestata la truffa aggravata in danno dell'Agenzia regionale della quale risultano dipendenti e che si occupa della gestione e la salvaguardia (si fa per dire) del patrimonio agricolo e forestale calabrese. Gli indagati sono residenti nei comuni di Rogliano, Domanico, Figline Vegliaturo, Grimaldi, Marzi, Parenti, Paterno Calabro, Rende e Santo Stefano di Rogliano.

Accertamenti iniziati nel 2018

L’articolata indagine, condotta dai militari della Stazione Carabinieri di Rogliano e coordinata dal Procuratore della Repubblica di Cosenza, è scaturita da una serie di accertamenti effettuati d’iniziativa nel 2018 dagli uomini della Benemerita nei fondi ove gli operai svolgevano le loro opere cantieristiche, ubicati in diverse aree della Provincia di Cosenza. I conseguenti approfondimenti investigativi hanno portato alla scoperta di un vero e proprio “sistema”, evidentemente consolidato da tempo, grazie al quale numerosi dipendenti dell’Ente Pubblico riuscivano ad eludere i vari strumenti di controllo delle prestazioni d’opera, primo fra tutti l’orologio marcatempo piazzato all’ingresso della struttura, in modo da allontanarsi indebitamente dal posto di lavoro.

Lo stratagemma

Lo stratagemma era semplice: tutti i dipendenti del Distretto utilizzavano regolarmente il proprio badge di servizio, ma facendo in modo che, in ragione della tipologia di “uscita” selezionata, l’orologio marcatempo non sottraesse il tempo trascorso all’esterno della Sede dall’orario di lavoro prestato, approfittando della generalizzata mancanza di controllo da parte di Dirigenti e Capi squadra. Ecco allora che dai tabulati acquisiti al termine del monitoraggio, i Carabinieri sono riusciti a ricostruire centinaia di ore di lavoro illecitamente sottratte alle mansioni d’ufficio, impiegate in pause e libere uscite mai giustificate, piuttosto che devolute ad incarichi di lavoro esterno mai autorizzati nell’ambito dei vari cantieri forestali della Provincia: tutto ciò veniva comunque contabilizzato come “normale” orario di servizio e puntualmente monetizzato nella busta paga mensile.

I Carabinieri, per riscontrare le varie attività illecite, hanno fatto ricorso sia ai moderni strumenti tecnologici, nel caso specifico consistenti in alcune videocamere ad altissima definizione strategicamente collocate nei pressi sia dell’orologio marcatempo all’interno dell’ingresso dello stabile che ospita il Distretto, sia nelle vicinanze di tutti gli ingressi della struttura, che a metodi investigativi di tipo più “tradizionale”, costituiti in particolare da servizi di osservazione.

C'era anche chi nell'orario di lavoro svolgeva la professione alternativa di antennista

Il connubio tra le diverse metodologie investigative adottate ha pertanto portato i militari ad accertare non solo l’indebito allontanamento dal posto di lavoro degli odierni indagati, ma anche a definire le diverse mansioni svolte, evidentemente non ricollegate ai loro “obblighi” di servizio: ecco allora che nel variegato bagaglio di incombenza di natura privata fraudolentemente poste in essere sono da annoverare quelle di andare a fare la spesa in vari supermercati della zona, di recarsi in un Ufficio Postale per pagare le bollette di casa, di recarsi in campagna per coltivare il proprio orto, di effettuare un consulto medico, di portare la propria autovettura dal meccanico o di trascorrere lunghe pause caffè nei bar vicini alla Sede di servizio. Tra le altre situazioni particolari rilevate, è emerso che uno degli indagati era solito svolgere, nel corso delle “missioni esterne” dalla propria sede di servizio, la professione di antennista per un folto numero di clienti.

Un danno erariale di 70mila euro

Tutte le attività elencate sono state puntualmente e meticolosamente documentate, nel corso delle attività investigative, dai Militari dell’Arma con filmati e fotografie, riscontri oggettivi che hanno consentito alla Procura della Repubblica di Cosenza, non appena acquisiti i tabulati delle presenze dei dipendenti dell’Ente Regionale al termine dell’attività, di concludere le indagini con l’emissione dei relativi Avvisi notificati nella mattinata odierna.
L’indagine, durata circa due anni e concretizzatasi nel completo monitoraggio dell’attività svolte dal personale del Distretto n. 4 nell’arco temporale compreso tra i mesi di aprile e novembre 2018, ha alla fine consentito di acclarare evidenti responsabilità di carattere penale in ordine al reato di “truffa aggravata e continuata” nei confronti dei 14 odierni indagati, da individuare trasversalmente sia tra i dirigenti della struttura che tra gli addetti ai cantieri boschivi sparsi nella Provincia di Cosenza. In particolare, le attività investigative condotte hanno portato ad acclarare circa 3.800 ore di servizio non prestato, ma comunque regolarmente retribuito, effettuate nell’ambito di 950 episodi complessivamente individuati; tutto questo per un controvalore economico che arriva a sfiorare i 70.000 Euro di danno per l’Ente Pubblico Regionale. Ed è proprio dal comportamento irregolare tenuto da Dirigenti e dipendenti che è stato tratto il nome dell’odierna operazione Hall Pass, vale a dire “tempo libero”.

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