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Cosenza, il virus è più lento ma sempre letale

Stabile l’occupazione ospedaliera, crollano le nuove diagnosi: 64 ieri, 477 nei primi quattro giorni di maggio

La storia del virus, in questo primo scorcio di maggio, è cambiata. In 96 ore è diventata una narrazione mista tra magnifiche sorti e fatali progressi. Quella furia spossata sembra essersi esaurita con le 64 diagnosi di ieri, la contabilità di maggio sale a 477 nuovi casi. Un delirio algebrico che, tuttavia, non ferma il progressivo sviluppo del numero dei caduti che ha già raggiunto quota 15 dopo i 106 morti di aprile. La verità è che il morbo continua a scavare cicatrici nei fianchi di questo nostro mondo che resta sospeso tra la vita e la morte. Dentro e fuori gli ospedali, dentro e fuori le città, i paesi, le scuole. L’agente patogeno mutato continua a riempire il nostro tempo di dolore, sofferenza e morte. Il Covid fa male a chi lo incontra, a chi lo sfiora, a chi sente il suo respiro velenoso che uccide all’improvviso. Come è accaduto a un 64enne di San Giovanni in Fiore che si è arreso poco prima di raggiungere l’“Annunziata”. Con lui sono spirate altre tre persone di Marano Marchesato (una 73enne deceduta in ospedale a Cetraro), Cassano Jonio e Rende (un 83enne spirato in Pronto soccorso).

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