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Cosenza, l'Asp degli sperperi: un danno da 3,5mln, sotto inchiesta 4 dirigenti

La vicenda riguarda la ricostruzione delle diverse fasi di due accordi transattivi, stipulati nel 2014 e nel 2016, tra l’Asp ed una società di factoring

L'Asp dei "miracoli" E degli sperperi. Dei bilanci falsi e delle assunzioni clientelari, delle fatture pagate anche tre volte e delle sfrenate clientele. L'Azienda sanitaria provinciale di Cosenza è una delle strutture sanitarie pubbliche più indebitate d'Italia e le ragioni sono molteplici. Emblematico quanto emerso dall'indagine avviata dagli investigatori della Guardia di Finanza, diretti dal colonnello Danilo Nastasi, sotto il coordinamento del vice procuratore regionale della Corte dei Conti, Giovanni De Pietro,  che riguarda la ricostruzione delle diverse fasi di due accordi transattivi, stipulati nel 2014 e nel 2016, tra l’Asp ed una società di factoring.

L'approfondimento

Una indagine che vede sott'inchiesta quattro funzionari del comparto sanitario pubblico cosentino per danno erariale. Approfondiamo. Con il primo accordo, a fronte di crediti dichiarati dall’A.S.P. brutia quali “certi, liquidi, esigibili ed esecutivi” per un importo di poco inferiore a 47 milioni di euro, la società di factoring aveva accettato di applicare un abbattimento del 40% sugli interessi maturati e di rinunciare a quelli maturandi, impegnandosi, altresì, a non pretendere altre somme a qualunque titolo e/o causa e/o ragione.

Dopo aver provveduto a corrispondere la quasi totalità degli importi dovuti (residuando oramai il 3,33% della quota capitale oggetto di transazione), l’A.S.P. di Cosenza interrompeva i pagamenti nei confronti della società di factoring in quanto accertava che, in realtà, una parte dei crediti vantati da tale ultima società non erano “certi, liquidi ed esigibili”, come precedentemente valutato al momento di stipula dell’accordo transattivo. A seguito di ciò, la società creditrice – avvalendosi di una specifica clausola dell’atto transattivo che disciplinava proprio tale ipotesi di inadempimento – provvedeva a richiedere l’intera quota degli interessi originariamente vantati, vanificando i risparmi derivanti dalla transazione.

Le parti (A.S.P. e società di factoring) giungevano quindi alla stipula di un secondo atto transattivo, in cui si conveniva che l’Ente pubblico avrebbe provveduto al pagamento di ulteriori somme a titolo di interessi, per oltre 2 milioni di euro. Tale importo, sommato ad altri 1,5 milioni di euro (sempre a titolo di interessi) che l’A.S.P. di Cosenza aveva nel frattempo pagato alla stessa società di factoring a seguito di altro provvedimento giudiziario emesso dal T.A.R. di Milano (riferiti alla stessa quota capitale oggetto di accordo transattivo interrotto), è stato ritenuto danno erariale dagli inquirenti.

L’Autorità Giudiziaria contabile, all’esito degli accertamenti condotti dalle Fiamme Gialle cosentine, ha ritenuto connotato da colpa grave il comportamento dei dirigenti dell’A.S.P. di Cosenza che si sono susseguiti, sia nella fase di accettazione della clausola contrattuale, vessatoria per l’Ente pubblico, che prevedeva la ripartenza daccapo degli interessi in caso di sospensione dei pagamenti (a prescindere dalle somme fino a quel momento corrisposte), sia nella fase di sottoscrizione e successiva interruzione dell’accordo transattivo, per aver erroneamente valutato che i crediti vantati dalla società di factoring fossero certi, liquidi ed esigibili.

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