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Coronavirus Cosenza, una strage che non si ferma

Nei primi 14 giorni di maggio il Cosentino ha già seppellito 40 vittime del Covid

La conferma della zona gialla è il racconto di un ritorno a Itaca. Un desiderio che riempie di buonumore le nostre giornate dopo l’angoscia che ci ha tormentati per settimane. Un raggio di sole sulle speranze che, con l’aiuto della profilassi, si possa davvero presto uscire dall’incubo. Ma c’è il timore di non godersi abbastanza questo viaggio di rientro perché restano ancora troppi casi in mezzo ad una contabilità che mostra l’altra faccia, quella di un’attività di testing&tracing che procede col solito affanno. Ieri le 118 nuove diagnosi sono state rilevate attraverso la lettura di 842 tamponi che hanno generato un tasso di positività al 13,8%. Un dato, francamente, ancora troppo alto che rivela una probabile sottostima dei casi. Sotto la superficie calma dell’acqua, disegnata da numeri di un contagio ovunque in flessione, la corrente potrebbe dunque essere ancora impetuosa e martellante. Le ultime 24 ore di viaggio sono la narrazione dell’angoscia che risale ancora dal numero delle vittime (4, anche se uno risale ai giorni scorsi ed era stato inizialmente caricato nel bilancio di Catanzaro). Cosenza, Montalto e Rende sono ancora comunità costrette a piangere i loro figli. Nei primi 14 giorni di maggio il Cosentino ha già seppellito 40 vittime del Covid. Una strage che non si ferma.

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