Cosenza

Venerdì 22 Novembre 2024

Praia a Mare, ex Marlane. La parte civile non molla: “Confidiamo nel Pm”

Morti senza pace. E senza giustizia. Sono quasi duecento gli operai dell’ex stabilimento “Marlane” di Praia a Mare che hanno contratto gravi patologie tumorali. In 180 sono morti a causa del cancro, atri 20 sopravvivono. La magistratura inquirente non è riuscita a dimostrare che i decessi registrati in tutti questi anni siano collegabili alle attività lavorative svolte dalle vittime nell’impianto industriale. Nessuna delle perizie disposte in sede dibattimentale o nel corso di incidenti probatori ha dimostrato in modo inconfutabile l’esistenza d’un nesso di causalità tra le morti dei dipendenti e il ciclo produttivo del sito.

Nulla di fatto

Il primo processo per disastro ambientale istruito dalla Procura di Paola contro i vertici dell’azienda s’è concluso con l’assoluzione in primo grado poi diventata definitiva con annessa prescrizione. La seconda inchiesta aperta contestando l’omicidio plurimo colposo e le lesioni ha prodotto fino al momento una consulenza depositata dopo 18 mesi di valutazioni dai periti nominati dal gip, Maria Grazia Elia, con la quale si ritiene non dimostrabile il collegamento tra i decessi e i gravi problemi oncologici riscontrati in così tanti ex dipendenti dell’impianto praiese.

Azione penale o archiviazione

Toccherà adesso al pm paolano, Teresa Valeria Grieco, scegliere se esercitare l’azione penale oppure sollecitare l’archiviazione. In udienza due dei legali delle persone offese, Lucio Conte e Michele Donadio, hanno ritenuto non esaurienti le risposte date dai periti ai quesiti posti dal Gip. Spiega l’avvocato Conte: «una per tutte: i consulenti hanno riferito di non conoscere il complessivo numero dei lavoratori deceduti e di quelli impiegati nell’attività produttiva tant’è che in perizia affermano che non conoscendo il numero dei lavoratori impiegati nell’arco temporale all’interno dello stabilimento non si può accertare il denominatore per stabilire la frequenza. Eppure» aggiunge il penalista «agli atti in loro possesso per la redazione della perizia vi è sia il libro matricola sia gli atti del precedente processo penale che indicano documentalmente il numero degli operai deceduti, circa 200». L’avvocato Conte sottolinea tuttavia che «le persone offese confidano nell’operato della procura di Paola perché si accertino ruoli e responsabilità in questa vicenda».

Sentenza impugnata

L’unico filo processuale rimasto in piedi riguarda il comune di Tortora che, sempre attraverso l’avvocato Lucio Conte, ha impugnato la sentenza assolutoria del primo processo in Cassazione, ottenendo un rinvio alla Corte di appello di Catanzaro per valutare le statuizioni civili riguardanti l’ente pubblico territoriale tirrenico. L’udienza è fissata per il prossimo 14 luglio.

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