Il Pubblico Ministero della Procura di Castrovillari, dott.ssa Valentina Draetta, titolare del procedimento penale per il tragico decesso, a soli 36 anni, del crotonese Giacomo Capalbo, al termine delle indagini preliminari ha chiesto il rinvio a giudizio, contestandogli il reato di omicidio stradale, per l’automobilista che ha tagliato la strada alla moto della vittima causandone il decesso: si tratta di D. M., anche lui (oggi) di 36 anni, residente a Mandatoriccio (in provincia di Cosenza), nel cui territorio comunale si è anche verificato il terribile incidente, un anno fa, il 14 giugno 2020, lungo la “Strada della Morte”, come viene tristemente chiamata la Statale 106 Jonica, costellata di tante, troppe “croci”. Riscontrando la richiesta, il Gip dott. Luca Colitta ha fissato per il 19 ottobre 2021, alle 9.30, in tribunale a Castrovillari, l’udienza preliminare del processo.
Quella maledetta domenica 14 giugno 2020 Capalbo, che risiedeva a Torretta di Crucoli (Crotone), dove gestiva il supermercato di famiglia, stava procedendo sulla 106 con direzione di marcia Taranto-Reggio Calabria in sella alla sua Honda Hornet 600 quando, all’altezza della progressiva chilometrica 309+228, a Mandatoriccio, si è scontrato violentemente con la Manda 3 condotta dall’imputato il quale, “per imprudenza, negligenza, imperizia e in violazione delle norme del codice della strada” per citare la richiesta del Sostituto Procuratore, percorrendo la Statale nel senso opposto di marcia, da Reggio Calabria a Taranto, “nel tentativo di eseguire una manovra di svolta a sinistra, comunque vietata, attraversava la linea continua di mezzeria, costituente limite invalicabile, non assicurandosi di poterla effettuare senza creare pericolo o intralcio al motociclo proveniente dal senso di marcia opposto, e la seguiva muovendosi in direzione obliqua rispetto alla direttrice stradale, cagionando la morte di Capalbo” conclude il Pm sulla base della perizia cinematica sul sinistro affidata al consulente tecnico ing. Fausto Carelli Basile. Com’è tristemente noto, in seguito al devastante impatto il motociclista è stato sbalzato dal mezzo, ed è rovinato sull’asfalto, decedendo sul colpo: il casco, che portava regolarmente, non gli è bastato.
La mamma Antonietta, il papà Gennaro, il fratello Alfonso, la sorella Giusy, l’amato nipotino Andrea e gli anziani nonni Filomena, Giacomo e Giuseppina, per fare piena luce sulle cause e le responsabilità dell’incidente, attraverso il consulente personale dott. Giuseppe Cilidonio, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha già ottenuto per i propri assistiti un equo risarcimento per la loro grave perdita dalla compagnia dei assicurazione della controparte. Ora però i familiari si aspettano una parziale risposta anche dalla giustizia penale, pur sapendo che purtroppo niente e nessuno potranno mai riportare indietro il loro caro.
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