Ha simulato una rapina per nascondere la cessione illecita di armi e munizioni, legalmente detenute, ad alcune persone gravitanti nel giro della malavita locale. I poliziotti della squadra mobile – diretti dal primo dirigente Fabio Catalano – hanno arrestato un uomo di 35 anni, residente a Rovito in provincia di Cosenza, con l’accusa di simulazione di reato aggravato e cessione di armi comuni da sparo. Il racconto di come s’era svolta la rapina non aveva convinto nessuno. L’uomo che di professione fa il meccanico, lo scorso primo dicembre ha chiamato il numero d’emergenza denunciando d’essere stato rapinato, da due persone, in località Colle Mussano.
La versione raccontata ai poliziotti
Ai poliziotti ha raccontato che era stato in un’armeria ad acquistare tre pistole e mentre stava tornano a casa un’auto con due persone a bordo, lo aveva affiancato. Era stato, quindi, costretto a fermarsi. Dall’auto è sceso il primo uomo che dopo averlo colpito gli ha puntato una pistola alla testa. L’altro nel frattempo gli ha sottratto, dal bagagliaio, oltre a un centinaio di proiettili anche le armi: tre pistole calibro 9X21 appena acquistate e una calibro 45 legalmente detenuta. All’uomo, inoltre – sempre secondo il racconto fornito ai poliziotti – sarebbe stata sottratta anche una catenina d’oro che portava al collo.
Una versione che mostrava molte incongruenze e contraddizioni. I poliziotti hanno rilevato una discordanza tra i tempi d’andata e ritorno dall’armeria e soprattutto il fatto che la chiamata al numero d’emergenza fosse avvenuta mezzora dopo la rapina. L’attività d’indagine, suffragata non solo da una serie di testimonianze, ma anche da intercettazioni telefoniche e ambientali hanno fornito agli investigatori un quadro abbastanza diverso. L’uomo, dalle risultanze delle indagini, avrebbe ceduto le armi ad alcune persone gravitanti nella malavita locale per acquistare cocaina della quale è abituale assuntore.
La collaborazione di un amico
Dalle indagini - coordinate dal capo della Procura bruzia, Mario Spagnuolo - è inoltre emerso che il trentacinquenne, nel tentativo di eludere il lavoro dei poliziotti sarebbe arrivato a chiedere a un amico di fornire una versione affatto veritiera. I riscontri hanno permesso, però, d’arrivare a un quadro abbastanza diverso e veritiero al tal punto da convincere il giudice per le indagini preliminari di emettere un’ordinanza cautelare. L’uomo dopo le formalità di rito è stato assegnato ai domiciliari
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