C’eravamo tanto amati... Comincia con questa formula il racconto, senza lieto fine, intriso di prevaricazioni e maltrattamenti che nei casi più gravi sfociano in esecrabili atti di violenza. Le mura domestiche, insomma, non sono più – e probabilmente non lo sono mai state – il luogo più sicuro. Anzi, a spulciare tra le decine e decine d’interventi delle forze dell’ordine, il focolare della famiglia (al netto di certi ambienti di lavoro) è uno dei luoghi più tossici dell’esistenza umana. E lo è diventato ancor di più nell’ultimo anno, con la pandemia e il conseguente lockdown. Circostanza che ha costretto coppie scoppiate da tempo a condividere gli stessi spazi non solo per ragioni sanitarie ma, per molti versi, anche per questioni economiche. La pandemia ha enfatizzato ogni ambito della vita sociale e civile e i suoi effetti nefasti si sono insinuati anche nelle famiglie in cui, già in tempi cosiddetti normali, tirava aria stantia.
Uomini che picchiano le donne
È un susseguirsi di richieste d’aiuto. Dall’inizio dell’anno il Comando provinciale dei carabinieri, nell’area di competenza delle Compagnie di Cosenza e Rende, ha gestito con interventi, alcuni comprensivi anche dell’applicazione di misure cautelari, centododici denunce a fronte di centoquarantatré segnalazioni al numero d’emergenza “112”. Una cifra, che qualora ce ne fosse ulteriore bisogno, spiega, senza troppe edulcorazioni, la diffusione del fenomeno a cui, fra l’altro, fanno da controcanto le decine e decine di richieste d’aiuto arrivate negli ultimi mesi al centralino e negli uffici della Questura. Basti pensare che negli ultimi novanta giorni gli agenti della squadra mobile hanno notificato – previa indagine d’una sezione dedicata proprio a questo specifico genere di reato – oltre dieci misure cautelari, che vanno dall’allontanamento dalla casa famigliare al divieto d’avvicinamento alla persona offesa ovvero, nei casi più gravi – di violenza in presenza di figli minorenni – l’arresto. Carabinieri e polizia negli ultimi anni hanno investito molto nella sensibilizzazione. E i risultati hanno incominciato a vedersi in modo apprezzabile. Le vittime hanno iniziato ad avvertire una maggiore fiducia trovando nei comandi dell’Arma e nelle Questure personale specializzato e sensibile, in grado non solo di raccogliere il grido d’aiuto e le testimonianze ma anche di saperla individuare tra le righe, la violenza.
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