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Praia Mare: “Puoi giocare solo con chi è come te”, bimbo down escluso dalla scuola calcio

Numerose le reazioni di solidarietà al post, tra le quali quella della scuola calcio Digiesse, che non è quella a cui si è rivolto l’uomo: "Se Lorenzo vorrà, tutta la società, tutto lo staff tecnico e tutti i bambini lo aspettano a braccia aperte"

Un padre ha denunciato, con un post su Facebook, che una scuola calcio del suo paese, Praia a Mare, nel Cosentino, ed il centro socio-educativo comunale, hanno escluso il figlio "perché down" dicendogli che essendo "com'è deve stare con bimbi come lui".

Lo sfogo sui social

«Facile farsi belli con parole come inclusione - scrive l'uomo - ma al momento di dimostrare con i fatti quello che si predica ci mostriamo per quello che realmente siamo... vergognatevi. Lorenzo e la sua passione per il calcio ... ma Lorenzo ha "anche" un cromosoma in più e molti pregiudicano come un limite assoluto senza tentare di concedere una possibilità, solo una possibilità. Scuola calcio locale che lo rifiuta perché mai prima era capitato di ricevere domanda di iscrizione per un bimbo disabile e non sapendo che comportamento assumere bisogna chiedere alla federazione, ma che ad ogni modo essendo "com'è deve stare con bimbi come lui". Cervello annebbiato ti limiti a rispondere "va bene, grazie" ma poi quelle parole risuonano nella testa e credi che avresti dovuto dire tanto, dire che la sua condizione genetica non è e non può essere un’etichetta di ghettizzazione e di impossibilità, che oltre c'è un bimbo speciale, con occhi meravigliosi, un cuore più "grande" del normale, animo profondo e tanta ma tanta voglia di vivere a modo suo, con i suoi tempi e la voglia di farcela dando lezione di come davvero va vissuta la vita. Invece ti ritrovi con un immenso dolore e cerchi altre possibilità, alternative come l’acquisto di una rete da calcio mini da tenere in casa e giocarci insieme. Ma poi lui che continua a chiederti "domani andiamo a calcio?" e ti ritrovi nuovamente sprofondato nell’angoscia ed impotenza».

La seconda mazzata

«Succede poi - continua l’uomo - che si presenta una "possibilità", calcio per bambini al centro socio-educativo comunale e allora pensi che finalmente prevarrà la tanto propagandata inclusività. Allora chiedi l’iscrizione facendo comunque presente che ha la sindrome di Down e ti rispondono "certo può, invii i documenti". Ma il sogno dura poco, dopo circa un'ora mi viene detto "mi spiace, abbiamo verificato e non c'è personale idoneo disponibile". Che vuol dire? Perché gli occorre qualcuno di idoneo per tirare di pallone? Non poteva stare con gli altri bimbi insieme al mister a tirare come tutti? Sarei rimasto anch’io se temevano di non poterlo badare "a vista". Quanti pregiudizi dovrà ancora subire, quanti bocconi amari dovrò ingoiare e quanta lotta ancora dovrò affrontare affinché si accorgano quanto si stanno sbagliando e quanto si stanno perdendo. Io non mollo». Numerose le reazioni di solidarietà al post, tra le quali quella della scuola calcio Digiesse, che non è quella a cui si è rivolto l’uomo: «se Lorenzo vorrà, tutta la società, tutto lo staff tecnico e tutti i bambini lo aspettano a braccia aperte». (ANSA).

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