Un gruppo specializzato in affari e, sullo sfondo, una presunta loggia massonica "coperta". La procura di Paola affonda un nuovo duro colpo nell'area dell'Alto Tirreno cosentino chiedendo e ottenendo dal Gip sei misure cautelari nei confronti di altrettanti professionisti e imprenditori. Lo scenario è quello di un sostanziale condizionamento degli appalti e delle gare in diversi comuni calabresi e in alcuni centri della Basilicata. I provvedimenti sono stati notificati dai carabinieri della compagnia di Scalea, diretti dal capitano Andrea Massari e dai militari del Nucleo investigativo di Cosenza, guidati dal maggiore Giuseppe Sacco. Le indagini sono state coordinate dal procuratore Pierpoalo Bruni e dai pm Maria Francesca Cerchiara e Antonio Lepre.
I nomi degli indagati
Agli arresti domiciliari sono stati posti: Luigi Cristofaro, 38 anni e Giuseppe Del Vecchio, 63, entrambi di Scalea. Il divieto di esercitare attività professionale è stato invece imposto a Antonio Del Vecchio 47 anni, Maria Grazia Melega, 30, e Francesco Esposito, 37; la sospensione dalle attività di pubbliche funzioni è stata infine disposta per Paola Di Stio, 40 anni.
Il "cartello"
La procura contesta l'esistenza di un’associazione composta da professionisti, nelle specie ingegneri e architetti, appartenenti a un presunto “cartello” formato da due distinti gruppi di professionisti - così recita il capo d’imputazione - che, attraverso la presentazione di offerte precedentemente concordate o la partecipazione fittizia alle gare per conto della supposta organizzazione. miravano a determinare l’aggiudicazione degli appalti ad una delle imprese collegate alla presunta cordata. Dal punto di vista economico - sempre secondo i pubblici ministeri - gli importi liquidati dalle stazioni appaltanti venivano divisi a metà - 50 e 50 - tra i due gruppi.
Il richiamo alla Legge Anselmi
Ma perché il richiamo alla Legge Anselmi? Gli investigatori hanno pure ipotizzato, attraverso il materiale indiziario emerso da intercettazioni ambientali e telefoniche compiute nei mesi scorsi, che i piani d’interferenza nelle questioni legate alle gare indette dai comuni del versante tirrenico del Cosentino venissero disegnati nel corso di “riunioni” massoniche in alcuni casi svolte all’interno di un locale di Scalea. Nella ordinanza notificata ieri, tuttavia, la violazione della Legge Anselmi non viene contestata. Questa parte delle indagini è infatti ancora oggetto di approfondimenti. I carabinieri del maggiiore Sacco, avevano chiesto in Prefettura gli elenchi ed i documenti relativi ad una loggia individuata nella Scaleano proprio per verificare se si trattasse di una struttura massonica "regolare". Alcuni degli indagati sottoposti nella scorsa primavera a perquisizioni e sequestri di materiale informatico e di telefoni cellulari - ma non quelli oggi raggiunti dalle misure firmate dal Gip - risultavano iscritti ad una Obbedienza massonica con diramazioni nazionali. Una Obbedienza accanto alla quale - questa è la pista seguita ma non ancora definita - potrebbe aver operato una sorta di loggia parallela.
Nessuna misura cautelare, così come chiesto dalla procura, nei confronti di due assessori di Belvedere
Il GipMaria Grazia Elia ha respinto la richiesta di emissione di misure cautelari avanzata dalla procura nei confronti degli assessori del comune di Belvedere, Marco Liporaci e Vincenzo Cristofaro, ritenendo non sussistente le esigenze cautelari