I finanzieri hanno ascoltto per ore e per giorni il sindaco Francesco Mundo e anche gli altri indagati nell’inchiesta “Major”. Sono, infatti, finite sulla scrivania dei magistrati tante intercettazioni “scottanti” che incastrerebbero il primo cittadino di Trebisacce. Nell’ordinanza di custodia cautelare, ci sono quindi sia le conversazioni che metterebbero nei guai Mundo che alcune testimonianze. Si tratta di racconti che confermerebbero l’impianto accusatorio, ovvero le firme false per raggiungere il quorum. Secondo gli inquirenti, Mundo avrebbe cercato di estromettere il consigliere regionale Graziano Di Natale e sottrargli la poltrona di consigliere.
Alcune sono ritenute dagli inquirenti molto significative ai fini delle indagini, soprattutto quando a parlare sono state le stesse persone contattate da Mundo per falsificare le firme.
«Dopo le elezioni – ha riferito un testimone ai finanzieri – Mundo mi ha chiamato, dicendomi che doveva presentare un ricorso elettorale contro la proclamazione degli eletti e con riferimento alla sua candidatura, chiedendomi se ero a conoscenza di brogli elettorali nelle sezioni del lato tirrenico e se ero disponibile a firmare delle dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà relativamente a questi brogli. Io gli dissi che non ero a conoscenza e che non avrei firmato nulla. Ad inizio aprile 2020, Mundo mi inviò, via whatsapp, un modello di dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà relativo ad irregolarità avvenute nelle sezioni del lato tirrenico».
Il testimone, pero’, subito si rifiutò di accettare la proposta del sindaco di Trebisacce nonostante quest’ultimo lo avrebbe rassicurato più volte dicendogli che il Tar non avrebbe comunque aperto nessuna indagine. Ma il testimone, alla fine, non firmò alcuna dichiarazione. A tale proposito, il Gip evidenzia che «non si può tralasciare il contenuto delle intercettazioni, da cui si evince la precisa consapevolezza dell’apporto istigatorio di Mundo alla formazione delle false dichiarazioni». I finanzieri hanno intercettato anche la consapevolezza del sindaco, che nel maggio 2020 disse: «Eh vabbè, s ho utilizzato un atto falso mi piglio una condanna».
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