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Cosenza, trasferimento negato alla mamma di una bimba disabile: arriva l’ok, ma...

Lunedì l’Ao ha preso atto dell’ordinanza del Tribunale di Palmi che sposta la mamma da Reggio a Cosenza, tuttavia l’attesa prosegue. «Resto nel limbo, costretta tra ferie e congedo parentale al 30% della retribuzione»

Il muro di gomma ha ceduto, o quasi. Ha battuto un colpo l’Azienda ospedaliera “Annunziata - Mariano Santo – Santa Barbara” di Cosenza, dando seguito all’ordinanza del Tribunale di Palmi che in seguito al ricorso presentato da un’operatrice socio sanitaria (oss) a tempo pieno e indeterminato presso l’Asp di Reggio Calabria, mamma d’una bambina disabile, ne aveva riconosciuto il diritto al trasferimento presso l’Azienda ospedaliera cittadina.

Un mese di ritardo

La decisione del giudice del lavoro palmese era arrivata l’11 giugno, ma sino a lunedì 19 il palazzone sanitario cosentino non aveva mosso foglia, non degnando nemmeno di una risposta la signora, affiancata dall’Associazione italiana persone down (Aipd) e assistita legalmente dagli avvocati Emily Amantea e Manfredo Piazza. I quali lunedì hanno verificato sull’albo pretorio dell’Ao la presa d’atto, immediatamente esecutiva, dell’ordinanza del Tribunale di Palmi. Il provvedimento è sottoscritto dal direttore ad interim dell’unità Gestione risorse umane.

Gioia a metà

Comprensibile la soddisfazione degli avvocati Amantea e Piazza, e soprattutto della signora Tiziana che lunedì, su queste stesse colonne, aveva dato sfogo alla sua grande amarezza per la situazione, soprattutto per il silenzio dell’Azienda ospedaliera: «Non esiste autonomia per mia figlia, poiché necessita di assistenza ventiquattro ore su ventiquattro. Non esistono cure per questo tipo di patologia, l'unico palliativo è fare tanta terapia continuando anche a casa nella vita quotidiana. Non è semplice affrontare la vita odierna, essendo unica caregiver, devo lasciare da parte lo sconforto e con tutta la forza di una mamma organizzarmi le giornate, tra esigenze lavorative e esigenze familiari, senza farle mancare alcuna cosa. Seppur difficile cerco di dare a mia figlia una vita più normale possibile ma l'handicap più grande non è la sua malattia ma gli ostacoli e l'indifferenza», aveva sottolineato.

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