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Inchiesta depurazione a San Nicola Arcella, gli accordi per eludere i controlli

Il tecnico dell’Arpacal concordava con gli imprenditori la data e il giorno delle ispezioni. Le indagini sono partite nel 2019 dalla denuncia di un cittadino

«Una gestione scellerata e approssimativa della depurazione». È la fotografia scattata dagli inquirenti sul modus operandi usato sull’Alto Tirreno cosentino. Anche i controlli sarebbero stati truccati. Infatti, dalle indagini dell’inchiesta “Archimede”, è emerso come gli imprenditori che gestivano gli impianti si sarebbero messi d’accordo con il tecnico dell’Arpacal indagato, Francesco Fullone, 43 anni di Cosenza ma residente a San Nicola Arcella.

Secondo l’accusa, Fullone avrebbe sempre concordato con gli imprenditori della zona che gestivano gli impianti non solo il giorno in cui ci sarebbe stato il controllo, ma anche i serbatoi da verificare per alterare la genuinità delle analisi effettuate e falsificare i valori previsti. Le indagini, affidate al sostituto procuratore Rossana Esposito, hanno preso il via nell’ottobre del 2019 a seguito di un esposto di un cittadino che nutriva dubbi sull’affidamento di un impianto di depurazione a favore di un imprenditore locale, destinatario di misura cautelare. Da quel momento, l’attività della Compagnia dei carabinieri di Scalea si è intensificata e ha consentito di accertare il monopolio dello stesso imprenditore. Attraverso le intercettazioni è stato possibile, inoltre, documentare il ricorso a questo tipo di appalto che coinvolgeva altri Comuni dell’Alto Tirreno cosentino «colpevoli di condotta collusiva e fraudolenta», ha ribadito il capitano Andrea Massari in conferenza stampa. In occasione della rottura di una condotta sottomarina senza che si attendesse l’autorizzazione degli enti preposti in un depuratore è stato rotto un tappo in cemento in cui veniva sversato il refluo fognario senza controllo. In questo caso i carabinieri sono intervenuti tempestivamente evitando che la condotta fosse inquinata ulteriormente. I controlli hanno riguardato, in particolare, gli impianti di San Nicola Arcella e Buonvicino.
Dall’attività investigativa è emerso come il tecnico dell’Arpacal, Fullone, ogni qual volta c’era un controllo da effettuare, «si avvaleva, illegittimamente, di notizie di ufficio che dovevano rimare segrete, dal momento che – mettono nero su bianco gli inquirenti nell’ordinanza – un controllo perché possa essere effettivamente tale, deve restare celato ed essere eseguito “a sorpresa”.

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