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Soggiorni terapeutici di bambini bielorussi, Mannarino: superare il blocco

L'avvocato Sabrina Mannarino

Blocco dei soggiorni terapeutici e di risanamento in Italia per i bambini bielorussi, ci sono circa 700 famiglie calabresi che soffrono per la lontananza e per quei mancati abbracci, rituale che salutavano l’arrivo e la partenza dei piccoli ospiti. Probabilmente anche vicissitudini di carattere politico – internazionale (il blocco dei voli stabilito dall’Europa dopo il dirottamento di un volo Ryanair partito su Minsk) hanno contribuito ad aggravare la già complicata situazione determinata dalla pandemia. Che perdura senza soluzioni. Mancano in Italia, infatti, da oltre un anno e mezzo. L’ultimo è stato l’arrivederci del Natale 2019. Ad interpretare i sentimenti di disagio e di sofferenza e allo stesso tempo di speranza per una possibile riapertura di questo che di fatto è un canale umanitario è l’avvocato Sabrina Mannarino che dopo aver accolto le istanze di numerose famiglie adottive calabresi chiama a raccolta tutti, dalle associazioni calabresi che cooperano su questo obiettivo ai rappresentanti istituzionali ad ogni livello. Con un impegno a breve termine: organizzare nelle prime settimane di settembre un incontro di ascolto (le cui date e location saranno comunicate nei prossimi giorni) con tutte le famiglie interessate, sia per dare faccia e corpo a questa importante realtà di persone che sintetizza e conferma la qualità dei sentimenti della nostra gente.

L'obiettivo

L’obiettivo è evidente, ambizioso ed indilazionabile: far partire proprio dalla Calabria un’interlocuzione autorevole con il Governo centrale utile a sbloccare lo stallo che si reitera da circa 2 anni e consentire, quindi, di far tornare in Italia bambine e bambini bielorussi già dalle prossime vacanze invernali. Siamo certi – sottolinea l’avvocato – che nel rispetto di tutte le prescrizioni Covid, nella consapevolezza di aver compiuto notevoli passi in avanti in tema di prevenzione e vaccinazioni, l’Italia saprà attivare tutti i protocolli del caso per garantire, nei confronti del governo bielorusso, la massima sicurezza dei bambini da anni ospitati e che devono continuare ad essere accolti, senza ulteriori dilazioni e sofferenze. Riteniamo – continua – che il progetto consolidatosi in questi anni, sia per quanto riguarda la valenza culturale, che per i benefici per la salute e la rete di relazioni affettive instauratesi, non possa continuare a subire questa interruzione che danneggia anzi tutto la salute delle migliaia di bambini interessati.

I dati

Stando ai dati raccolti presso l’associazione di volontariato PUER che dal 1992 ha accolto più di 80.000 minori provenienti dalla Bielorussia, dopo la Lombardia la Calabria è una delle regioni italiane che fa registrare i maggiori numeri in termini di bambini bielorussi accolti. Una fotografia che rende evidente – conclude la Mannarino – l’estensione e l’autenticità della situazione di sofferenza vissuta dalle famiglie della nostra terra, da decenni protagoniste di questa preziosa missione di solidarietà. Oggi sono circa 7.500 i bambini orfani che ogni anno trascorrono in Italia 4 mesi all’anno ospitati da circa 4.200 famiglie. Quelli ospitati in Italia sono quelli che pagano ancora oggi le conseguenze del gravissimo incidente nucleare avvenuto nel 1986 alla centrale di Chernobyl nell’ex Urss e che contaminò irreparabilmente soprattutto i territori dell’attuale Bielorussia ed Ucraina. L’obiettivo del programma di accoglienza resta quello di contribuire al miglioramento della salute fisica dei bambini facendo trascorrere loro un periodo di vacanza nel territorio italiano. Da vari studi è stato evidenziato che soggiornare anche per breve tempo in zone non contaminate ed alimentarsi con cibi privi di radionuclidi permette di ridurre dal 30% al 50% la radioattività assorbita dai bambini, diminuendo così il rischio di essere colpiti da tumori, leucemie ed altre patologie direttamente connesse.

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