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Coronavirus a Praia, la testimonianza: “Mio marito salvato da una sanità dal volto umano”

La moglie di un paziente ringrazia l’équipe che ha seguito il coniuge affetto dal virus

Vivere l’incubo del Covid e poi incontrare angeli con il camice bianco. È difficile che capiti a queste latitudini, ma succede. È accaduto a una signora di Praia a Mare che ha voluto raccontare la storia di suo marito al momento ricoverato all’Annunziata perché affetto dal terribile virus.
Lo scopo del suo racconto è quello di far passare il messaggio che pure qui esiste una sanità dal volto umano. Lei l’ha incontrata e ci tiene che si conosca anche questo aspetto, oltre alle endemiche criticità. «È giusto – ha detto – sempre mettere in luce la professionalità e l’umanità di chi sta operando senza sosta in un momento particolare come questo». La sua famiglia è entrata nel tunnel del Covid lo scorso 14 agosto quando il marito della donna è risultato positivo al tampone. Immediatamente e come da prassi, sono state informate tutte le autorità competenti e, non essendoci una sintomatologia grave, l’uomo è rimasto a casa in isolamento. Poi, però, tra il 18 e il 19 agosto scorsi le condizioni dell’uomo si sono aggravate tanto che dal 20 agosto è ricoverato nel reparto di Pneumologia dell’ospedale di Cosenza.
«Il tutto è avvenuto velocemente – racconta la moglie – e senza la tempestività della dottoressa Concetta De Luca, con la quale comunicavo solo telefonicamente, mio marito sicuramente sarebbe peggiorato. Ha subito capito che la situazione stava diventando grave e ha preteso che lui venisse immediatamente ricoverato. Con questo gesto è andata oltre il suo dovere, perché avrebbe semplicemente potuto informarci della situazione, darci un consiglio e lasciare a noi ogni decisione. Sicuramente, io e i miei figli saremo tranquilli solo quando tutto sarà finito. Per noi è importante ringraziare. Nessuno mi ha chiesto di raccontare questa storia, è stata una mia scelta. Conosco bene i mali della sanità calabrese ed è per questo motivo che con forza voglio parlare di una storia di buona sanità, di scrupolosa assistenza, ma soprattutto della sensibilità di una giovane equipe medica e di una dottoressa che si prendono cura non solo di mio marito, ma di tanti altri».

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