«C’era una volta il 118 con le sue equipe costituite da medico ed infermieri pronte ad intervenire dalle varie postazioni sul territorio di pertinenza su qualsiasi emergenza». Potrebbe essere questo l’inizio di una triste storia che sta suscitando tra i cittadini bisognosi dell’intervento di emergenza, indignazione, rabbia e contestazioni verso i vertici provinciali del servizio e verso gli organi superiori preposti coinvolgendo, ingiustamente molte volte gli incolpevoli operatori costretti ad operare, ormai quasi sempre, con numero di personale rimaneggiato e, situazione ancora più grave, senza medico. Ed è accaduto anche ieri mattina quando è giunta la chiamata al 118 per intervenire presso un’abitazione dello Scalo cittadino dell’area urbana di Rossano per soccorrere un’anziana donna di 81 anni, che versava in condizioni critiche e quasi svenuta. Sul posto sono intervenuti gli operatori della postazione del 118 in servizio presso il plesso ospedaliero del Giannettasio dello spoke di Corigliano Rossano. Giunti in casa, la figlia dell’anziana paziente, vedendo solamente l’autista dell’ambulanza e l’infermiere, avrebbe chiesto dove fosse il medico visto che il genitore versava in condizioni estremamente precarie. Alla risposta negativa la donna si sarebbe attaccata nuovamente al telefono richiamando la centrale dove, secondo il racconto della congiunta della paziente, avrebbe risposto uno che si sarebbe qualificato come dottore al quale avrebbe riferito che in seguito alla sua chiamata di emergenza si erano presentati in due senza medico. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza