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Casse vuote al comune di Amantea e le famiglie... pagano 120 euro lo scuolabus!

L’invito, ovviamente non celato, che l’opinione pubblica ha inviato alla triade commissariale è chiaro: il provvedimento va rivisto al ribasso. Sarà così?

Il pagamento di 120 euro al mese per il trasporto scolastico dei bambini “è una e vera propria assurdità”. È questo il commento, unanime e rabbioso, di tanti genitori che con stupore hanno appreso la decisione della Commissione straordinaria di richiedere una tale somma per l’uso dello scuolabus.

Quanto avvenuto, con molta probabilità, sancisce la rottura definitiva tra la comunità nepetina e la triade prefettizia, aprendo le porte ad una mobilitazione che si preannuncia dura e massiccia. Una storia d’amore che di fatto non è mai sbocciata. Nel corso della giornata di ieri alcuni esponenti politici hanno pubblicato l’ordinanza in cui si evidenziava il provvedimento dei commissari: 120 euro al mese per l’uso dello scuolabus. Una cifra che ovviamente non è alla portata di tutti e che secondo le famiglie lede irrimediabilmente il diritto allo studio. Tanti saranno costretti ad organizzarsi in forma autonoma, togliendo spazio al lavoro e agli impegni familiari. Una beffa che si unisce alla mancata apertura di alcune scuole o al ridimensionamento di altre.

Il confronto con i comuni limitrofi è impietoso: nessun centro dell’hinterland amanteano pratica tariffe di questo genere. Tanti sindaci, inoltre, offrono gratuitamente il servizio. La decisione della Commissione straordinaria è frutto della situazione contabile dell’ente le cui casse sono vuote. Il dissesto finanziario prevede infatti l’innalzamento al massimo delle imposte di pertinenza comunale. Ma il buon senso, ed è questo l’auspicio delle mamme e dei papà, vorrebbe che alcuni costi fossero calmierati per andare incontro alle fasce più deboli della collettività.

Alcuni esponenti politici hanno chiamato a raccolta i soggetti coinvolti per manifestare il dissenso “contro una decisione assurda”. Tanti genitori hanno avviato una raccolta firme per chiedere un incontro con il prefetto affinché ponga rimedio “ad un agire che condanna molti bambini all’isolamento”. Altri sono pronti a recarsi a Roma per incontrare il Ministro dell’interno e porre fine ad “uno scempio sociale”.

Difficile capire gli scenari che si prospetteranno da qui in avanti, ma è indubbio che questo atto è il punto di non ritorno in un rapporto gerarchico palazzo-società civile che nessuno vuole più subire passivamente. L’invito, ovviamente non celato, che l’opinione pubblica ha inviato alla triade commissariale è chiaro: il provvedimento va rivisto al ribasso. Sarà così? Fino ad ora nessun passo indietro è avvenuto. Non resta dunque che attendere.

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