Il calciatore... suicidato. Le eccezioni della difesa e la richiesta di ammissione delle prove hanno caratterizzato la prima udienza del processo istruito dalla procura di Castrovillari per far luce sulla morte di Denis Bergamini, trovato cadavere sulla Statale 106 ionica nel novembre di 32 anni fa. A giudizio, per concorso in omicidio, l’ex fidanzata dell’atleta, Isabella Internò, che era presente in dibattimento. Inizialmente, nel 1989, il decesso del centrocampista del Cosenza Calcio, venne classificato e archiviato dai magistrati inquirenti del Pollino come suicidio.
Sulla base delle dichiarazioni rese dalla Intentrnò, infatti, venne accolta la tesi che il trentaduenne si fosse tolto la vita lanciandosi sotto un camion, condotto da un autista di Rosarno che procedeva quella sera in direzione sud. La famiglia, però, non ha mai creduto alla ipotesi del gesto autodistruttivo dell’atleta, ritenendo che il congiunto fosse stato ucciso e che, per nascondere la consumazione del delitto, fosse stata messa in piedi una messinscena. La procura di Castrovillari ha riaperto il caso, una prima volta negli anni scorsi, concludendo però con una nuova archiviazione e, successivamente, sempre su sollecitazione dei familiari di Bergamini, una seconda volta giungendo alla conclusione che il centrocampista fosse stato in effetti assassinato. Come? Attraverso un’azione di soffocamento.
La vittima sarebbe stata poi adagiata, già morta, sull’asfalto perché venisse sormontata dal mezzo pesante che stava transitando dalla zona. La ipotesi dei magistrati inquirenti - dell’inchiesta su occupa il pm Luca Primicerio - si basa sugli accertamenti medico scientifici compiuti sulla salma, dopo la riesumazione, con tecniche modernissime. Isabella Internò è accusata di concorso nel delitto mentre non sono stati individuati gli esecutori del crimine. La donna è difesa dagli avvocati Angelo Pugliese e Rossana Cribari. Il processo, dopo l’ammissione di 200 testimoni, tra calciatori, investigatori e verbalizzanti, è stato aggiornato al 25, 26 e 30 novembre. Il legale della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo, ha parlato con la stampa. Assente la sorella di Denis, Donata, presente invece il nipote che si chiama proprio Denis. «Donata ha aspettato 32 anni questo momento - ha detto Anselmo - questi processi riservano ad ogni udienza dei colpi di scena, ma siamo preparati - ha detto Anselmo - oltre la verità non si può andare. Direi che il cambiamento di rotta lo hanno dato i magistrati e gli accertamenti medico-legali che abbiamo sollecitato noi», ha aggiunto Anselmo. «Era ora, finalmente ci siamo arrivati, potevamo esserci già 32 anni fa» ha dichiarato Denis dalle Vacche, nipote Bergamini. Oggi è lui che rappresenta, in qualche modo, la sua famiglia. «Non so cosa aspettarmi, vivremo udienza dopo udienza. Sicuramente c’è tanta rabbia - ha detto Denis - è un omicidio, per favore non chiamatelo più suicidio, era un caso semplicissimo, ma per fortuna il cadavere, dopo 30 anni, ha parlato». Una sparuta rappresentanza dei tifosi del Cosenza Calcio sta presidiando, con una bandiera, l’esterno del tribunale. La Corte di assise (giudice Paola Lucente, a latere Marco Bilotta) ha respinto le eccezioni della difesa, tra cui una tendente all’annullamento del processo, che pertanto va avanti.
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