La svolta della glicoforina e il “segreto” inconfessabile. La morte di Denis Bergamini è ricostruita in una monumentale informativa redatta da due ufficiali di polizia giudiziaria: Pasquale Pugliese e Ornella Quintieri incaricati dalla procura di Castrovillari di rimettere in fila fatti e retroscena legati al calciatore “bello e impossibile” trovato cadavere nel novembre del 1989 sull’asfalto della 106 ionica, a pochi passi da Roseto Capo Spulico. Bergamini lasciò quel sabato sera di autunno il cinema di Rende dove si trovava in compagnia dei compagni di squadra per prendere posto sulla Maserati con la quale, insieme all’ex fidanzata, Isabella Internò, si diresse senza una plausibile spiegazione verso l’area settentrionale ionica della provincia. L’audizione dei testi di accusa cominciata in Corte di assise (presidente Paola Lucente; giudice a latere Marco Bilotta) ha consentito di focalizzare l’attenzione su una serie di particolari di non poco conto che aleggiano su questa vicenda giudiziaria e di cronaca approdata in aula dopo il rinvio a giudizio per concorso in omicidio di Isabella Internò. Il centrocampista e l’attuale imputata - all’epoca giovanissima - divisero per più di cinque mesi l’incubo di una non voluta gravidanza. La Internò, infatti, rimase incinta e decise, d’accordo con il fidanzato, di interrompere l’esperienza della maternità sottoponendosi a un aborto in una clinica di Londra. Gli ufficiali di polizia giudiziaria, Pugliese e Quintieri, lo hanno confermato in dibattimento rispondendo alle domande del pubblico ministero Luca Primicerio. Gli investigatori sono risaliti alla delicatissima circostanza perchè al momento della morte Bergamini aveva in tasca un biglietto con indicato l’indirizzo e il numero di telefono della clinica inglese in cui l’interruzione della gravidanza venne eseguita. Non solo: la loro trasferta in Inghilterra è stata confermata da un filmato amatoriale che la coppia girò proprio in riva al Tamigi e che i poliziotti hanno ritrovato. Di più. Le indagini hanno consentito, in questi anni, di individuare le tracce documentali del ricovero della ragazza fuori dal suolo patrio. Un ricovero attuato oltre la Manica, nel luglio del 1987, perchè all’epoca in Italia era vietato praticare l’aborto di un feto con età di sviluppo superiore ai tre mesi. La creatura che la Internò portava in grembo stava invece crescendo da ormai cinque mesi e mezzo. Secondo i testimoni Pugliese e Quintieri la pratica abortiva incrinò di fatto il rapporto tra il centrocampista e la ragazzina. Della gravidanza interrotta erano all’oscuro i genitori della giovane mancata mamma mentre pare ne fossero a conoscenza i congiunti di Bergamini. Ciò si evincerebbe da una serie d’intercettazioni svolte dopo il 2017, quando l’avvocato Fabio Anselmo chiese e ottenne la riapertura delle indagini rappresentando alla magistratura inquirente di Castrovillari ch’era possibile, riesumando la salma dell’atleta e sottoponendola all’esame della glicoforina, stabilire con scientifica certezza se Bergamini fosse già morto quando venne sormontato dalle ruote del camion che l’investì. L’accertamento scientifico e medico-legale s’è poi rivelato determinante nell’evoluzione dell’inchiesta culminata nel rinvio a giudizio della odierna imputata. La pubblica accusa sostiene infatti, sulla base degli esami poi eseguiti, che Bergamini fu vittima di una asfissia meccanica e poi sdraiato sull’asfalto perchè venisse travolto dal mezzo pesante. Nella deposizione lunga e articolata dei due investigatori si è fatto pure fatto cenno alle gelosie vicendevoli che animavano la coppia al tempo dell’unione sentimentale. Oggi l’interrogatorio proseguirà riguardo ad altri aspetti della indagine. Isabella Internò è difesa dagli avvocati Rossana Cribari e Angelo Pugliese.