La pandemia torna a cambiare assetto, scombinando i piani di chi aveva creduto d’averla imbrigliata per sempre dentro una rete di protocolli essenziali. Per un periodo è sembrato un buon sistema, sostenuto dall’euforia dei numeri in picchiata. Un crollo fisiologico arrivato in estate, prima della ripresa in autunno in mezzo ad argini sanitari e scolastici fortificati per non dover vivere ancora sospesi tra aperture e chiusure di reparti ospedalieri e di lezioni a distanza. Ma la stagione fredda ha riaperto le piaghe di questa terra, il virus è tornato a violentare intere città, paesi, luoghi affollati di gente desiderosa di normalità. Lo sta facendo replicandosi velocemente e riempiendo di casi e di paura i diagrammi dell’Asp che continua a rincorrere il microrganismo con un tracciamento che risulta lento. L’epidemia è come un gigantesco buco nero nel quale, da quasi due anni, cade di tutto, e dal quale riaffiora di tutto. La pandemia ritorna livida in quegli stessi luoghi già colpiti. Corigliano Rossano con 18 diagnosi torna epicentro di giornata. Trema anche Scalea con 9 casi; e Crosia con 7. Poi: Mendicino 5; San Giovanni in Fiore, Cetraro, Montalto e Cosenza 4; Luzzi 3; Santa Maria del Cedro, “altra regione” e Paola 2; Campana, Scala Coeli, Rovito, Torano, Bianchi, Casali del Manco, Belvedere Marittimo, Amantea e Castrovillari 1. Tra i 72 positivi ci sono 17 ragazzi in età scolare (il 23,6%) e pure una bimba di due mesi di Cosenza. Dati che, inevitabilmente, creano preoccupazione nelle famiglie. Nei giorni scorsi, il direttore del Dipartimento Materno-infantile, Gianfranco Scarpelli, segnalava i primi casi di infezione su bebè a partire da agosto. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza