A seguito dell’avvio della procedura di licenziamento collettivo riguardante i dipendenti delle strutture San Bartolo Misasi, dopo una serie d’incontri tra le sigle sindacali e i rappresentanti della società iGreco, sono emerse ferme contrapposizioni da parte delle organizzazioni sindacali al licenziamento collettivo di circa 50 persone impiegate nelle strutture sanitarie.
La società nella fase iniziale della procedura dichiarava pubblicamente di essere disponibile a trovare delle soluzioni per evitare una tragedia annunciata, ma alla luce degli incontri svolti a Confindustria la realtà si conferma essere completamente diversa.
La società non ha garantito alcun passo indietro rispetto ai licenziamenti, il futuro dei lavoratori e delle lavoratrici resta appeso a un filo e nonostante le ragionevoli motivazioni avanzate dalle sigle sindacali, l’azienda si è dimostrata sorda e non disponibile ad un dialogo realmente produttivo, che potesse in qualche modo invertire la rotta.
Le figure professionali di cui l’azienda intende disfarsi, infatti, ricoprono ruoli fondamentali per il buon funzionamento dei servizi all’interno delle cliniche.
Le organizzazioni sindacali evidenziano che, sebbene nei Dca regionali sono indicati i requisiti minimi organizzativi che un’azienda deve rispettare, una eccellenza di prestazioni viene raggiunta soprattutto attraverso un aumento dei numeri di personale chiamato a svolgere prestazioni sanitarie rivolte ai pazienti, rispetto a quello indicato nei Dca stessi.
L’esubero di personale con ruolo di operatore socio sanitario è il più evidente circa 27 dipendenti tra le due strutture, una figura a stretto contatto con i pazienti, necessaria a soddisfare i bisogni che una persona esprime in qualsiasi momento della sua giornata. Nel corso degli incontri si è evidenziato che il numero di dipendenti in forza è diminuito, rispetto la data di inizio della procedura di licenziamento collettivo, per dimissioni volontarie connesse ad opportunità occupazionali prevalentemente nel pubblico, successivamente analizzando le tipologie di rapporto di lavoro è emerso che diversi lavoratori non fruiscono di un contratto a tempo pieno, pertanto le organizzazioni sindacali hanno espresso la necessità di garantire tutti i posti occupazionali e azzerare l’esubero.
Nella procedura è indicata la soppressione totale dei servizi di portineria e di centralino, i quali in un periodo di emergenza sanitaria in cui i familiari delle persone ricoverate non possono visitare assiduamente i loro cari, rappresentano dei punti di riferimento importanti per la gestione dei pazienti e delle loro famiglie. Inoltre, nel caso di soppressione della portineria, l’accoglienza dei pazienti provenienti tramite autoambulanza verrebbe svolta da personale a cui non è assegnata tale mansione. Tra le figure per le quali è previsto il licenziamento, inoltre, ci sono gli ausiliari e le educatrici. Nel primo caso, questi lavoratori potrebbero svolgere i servizi di pulizia, ma la società preferisce l’esternalizzazione del servizio, lasciando padri di famiglia senza lavoro. Nel secondo caso, quello delle educatrici, l’azienda prevede di soddisfare le esigenze di attività occupazionali per i 60 anziani
presenti nella struttura con solo due lavoratrici, attività che risulta improponibile a meno che non si ammetta una grave carenza nei servizi offerti agli utenti, i quali nella RSA hanno il diritto di svolgere diverse e numerose attività ricreative e occupazionali.
Per il personale amministrativo, l’azienda non si è resa disponibile a ricollocare l’unico lavoratore che risulta in esubero, esprimendo una contrapposizione francamente incomprensibile.
In merito all’esubero di personale relativo al laboratorio di analisi si è evidenziato da parte delle OOSS che la presenza dello stesso è requisito per l’accreditamento non ritenendo giustificata la soppressione di detta attività con il relativo licenziamento del personale.
Ciò che appare evidente, in ultima analisi, è una totale indisponibilità da parte della società iGreco a riconsiderare un licenziamento collettivo che ha tutte le caratteristiche di un accanimento nei confronti di lavoratori e lavoratrici che hanno subito già molte ingiustizie, a partire da anni di cassa integrazione per arrivare a prestazioni offerte in condizioni estreme, specialmente negli ultimi due anni.
Pertanto, le OOSS, si riservano di mettere in atto tutte le azioni possibili affinché questa ennesima azione vessativa non trovi applicazione, al fine di garantire, soprattutto in una terra già fortemente martoriata, ulteriori emorragie di posti di lavoro.
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