Il covid ha trasformato questo nostro mondo in un posto pericoloso, una terra che le statistiche continuano a deformare e a rendere inquieta. L’aumento della circolazione virale segna la rotta della trama settimanale della pandemia nel Cosentino con 670 nuove diagnosi messe a referto e un’incidenza cumulativa che è passata dai 61 casi per 100mila abitanti del primo dicembre ai 98 di ieri. Un percorso di crescita, ormai, esponenziale, favorito da un’attività di testing&tracing che viaggia in netto ritardo. L’Asp non riesce a seguire le scie livide del contagio in mezzo ai focolai segnalati da un capo all’altro della provincia. Un ritardo che si riflette sul costante aumento della pressione sugli ospedali. Un sovraccarico che ha costretto l’Asp nel giro di pochi giorni a riaprire il reparto di Acri (che era chiuso da aprile), ad ampliare quello già presente a Rossano e, nei prossimi giorni, a cannibalizzare la Medicina generale di Cetraro con altri 20 posti supplementari. Letti (e, soprattutto, personale sanitario) che serviranno a gestire meglio le patologie covid e, che, inevitabilmente verranno a mancare nel circuito assistenziale delle patologie non covid. Il virus ha trasformato ancora una volta gli ospedali in luoghi incandescenti con corsie piene e personale stremato da turni massacranti. Nulla è cambiato in questi ultimi ventidue mesi dall’altra parte del mondo, quello della sofferenza dei calabresi per una sanità finita nel tritacarne, dopo oltre undici anni di inutile commissariamento. Tutto è sconvolto e sottosopra e il rischio è che la situazione possa ulteriormente peggiorare. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza