Giuseppe Zaffonte, ex rapinatore e spacciatore di droga, è l'ultimo pentito chiamato a deporre nel processo sul cosiddetto "Sistema Rende". Un processo nel quale sono imputati l'ex sindaco di Rende ed ex parlamentare Sandro Principe, l'ex primo cittadino rendese Umberto Bernaudo, gli ex assessori Pietro Ruffolo e Giuseppe Gagliardi accusati dalla Dda di Catanzaro di aver mantenuto rapporti con le articolazioni rendesi della cosca Lanzino. Zaffonte, che ha dichiarato d'essere stato "battezzato" in carcere nel 2014 entrando così a far parte ufficialmente della 'ndrangheta, ha negato di aver mai avuto rapporti diretti con Principe e di aver mai fatto campagna elettorale a favore dell'ex parlamentare. Il collaboratore ha riferito dei contatti avuti invece da Adolfo D'Ambrosio, esponente del clan e già condannato a quattro anni e 8 mesi con rito abbreviato per questa vicenda giudiziaria, con l'ex deputato socialista. Contatti di cui apprese indirettamente dai compagni di cosca. Di più: Zaffonte ha riferito che D'Ambrosio pressava Principe - così gli dicevamo i "compari" del gruppo - pretendendo elargizioni di denaro per il sostegno elettorale assicurato in precedenza all'esponente politico. Il pentito ha risposto alle domande poste dal procuratore Pierpaolo Bruni e poi al controesame condotto dagli avvocati Franco Sammarco, Anna Spada e Francesco Calabrò. Sul presunto pagamento ottenuto da D'Ambrosio da parte di Principe, il collaboratore non ha saputo indicare come e quando venne consegnato il denaro. Zaffonte ha ammesso di avere "problemi quando si parla di date, perché è passato tanto tempo". Il pentito ha fatto poi esplicito riferimento ad una campagna elettorale alla quale partecipò direttamente "affiggendo dei manifesti" che riguardava il candidato Cuzzocrea (non indagato, né imputato nel processo). Si tornerà in aula il 10 gennaio. Il procuratore Bruni è pronto a pronunciare la requisitoria.