In caduta libera. Continua a peggiorare (se possibile) lo stato di salute di un parte importante dell'area industriale di Cammarata. Sempre le stesse - molte dei “vicini di casa” - le segnalazioni che riguardano i capannoni abbandonati che trainavano l'occupazione nel vecchio comparto tessile. Migliaia di metri quadri di investimenti in cui ignoti continuano a gettarci rifiuti e quello che resta delle loro miserie civiche. Gli obiettivi dei blitz sono sempre legati ai capannoni del gruppo tessile meridionale, ma soprattutto quello della dell'Annalisa. Qualcosa appare protetto. Ma ci sarebbe tanto da fare. A nulla servono i cancelli chiusi o le porte che definiscono gli ambienti di capannoni che, da soli, raccontano una storia industriale finita male. Da decenni, poi, parte della vecchia area industriale, che si trova al centro di uno dei pescheti più grandi della Calabria, risulta il fulcro di lunghissime procedure fallimentari che non hanno esaurito le richieste dei creditori e l'azione dei curatori. Facile rilevare l'abbandono di una porzione di territorio che Comuni, la Provincia di Cosenza e la Regione dovrebbero adeguatamente controllare, magari ripulendole e rilanciandole per la creazione di nuova occupazione o per sostenere il sistema agricolo presente nella Piana di Cammarata. Tutto fa pensare all'assenza di progettualità. Magari al rilancio necessario per re-inserire questi capannoni in un sistema capace di implementare almeno il Distretto Agroalimentare di Qualità. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza