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Cosenza, il virus nascosto semina morte e paura

A leggere i numeri attuali, il Cosentino è comunque una macchia gialla in mezzo a una regione tutta rossa.

Il pronto soccorso dell'ospedale Annunziata di Cosenza

Dicembre ha aperto un sepolcro da troppo tempo murato. In questo ultimo mese, il virus ci ha riportati in un tempo in cui il sentimento dominante è quel senso di impotente disorientamento che ci ha fatto sprofondare in quelle stesse tenebre dalle quali il male era sbucato improvvisamente due anni fa. E da lì, da quello stesso punto della storia è ripresa la sua folle corsa in mezzo a scie irregolari che sono risalite al cielo come scale senza fine dentro diagrammi variabili. Certo, a leggere i numeri attuali, il Cosentino è una macchia gialla in mezzo a una regione tutta rossa. Una terra che l’attuale risposta di un tracciamento più fiacco che altrove riesce a dare in questo preciso momento.

Nuove regole

La risposta di sorveglianza dell’Asp di Cosenza è insufficiente anche rispetto ai nuovi protocolli di quarantena che allentano le misure precauzionali. Un positivo asintomatico resta 10 giorni in isolamento alla scadenza del periodo basta il tampone negativo. Il sintomatico dovrà restare in casa da solo almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi e almeno altri tre senza sintomi con esame negativo finale. In caso di contatto con paziente positivo, il vaccinato con due dosi da più di 4 mesi, resterà in isolamento per 5 giorni e test negativo. L’immunizzato con dose booster o seconda dose da meno di quattro mesi, non farà quarantena ma semplicemente resterà in autosorveglianza per 5 giorni con tampone negativo finale. In quarantena andranno solo i non vaccinati per 10 giorni e test negativo finale. Si tratta, ovviamente, di protocolli che funzionano sulla carta ma in questa parte d’Italia, il Sud del Sud dell’Italia, tutto è obiettivamente più complesso. L’attività di testing&tracing procede stancamente con migliaia di persone “prigioniere” nelle loro abitazioni in attesa del riscontro dell’Asp che non arriva. C’è chi dopo due settimane, anche solo per un banale contatto sospetto con una fonte espositiva, si ritrova ristretto a domicilio in attesa dell’atto di inizio quarantena. Per non parlare dei casi positivi che si limitano ad un censimento essenziale.

Allarme dei sindaci

Le 218 nuove diagnosi potrebbero essere solo la punta dell’iceberg visto che i contagiati rilevati attraverso screening con test antigenici rivelano ben altra consistenza nei singoli comuni. I sindaci del distretto Pollino-Esaro temono l’implosione del tracciamento e perciò hanno chiesto all’Asp e alle sue articolazioni periferiche, «l’attivazione di un sistema in grado di processare i tamponi molecolari nel territorio».

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