Interdizione per un anno dalla professione forense: è la misura cautelare disposta dal Tdl di Salerno nei confronti dell'avvocato Marcello Manna, sindaco di Rende e presidente dell'Anci calabrese, accusato di corruzione in atti giudiziari insieme con l'ex presidente dell'Assise di Catanzaro, Marco Petrini. I giudici del Riesame hanno parzialmente accolto l'appello proposto dalla procura campana, diretta da Giuseppe Borrelli, che aveva chiesto per il penalista calabrese l'arresto in carcere al Gip di Salerno (arresto negato). Petrini ha dichiarato ai pm campani di aver ricevuto somme di denaro da Manna per aggiustare il processo che vedeva imputato il boss di Rende Francesco Patitucci, ritenuto concorrente nell'omicidio di Luca Bruni, reggente dell'omonimo clan di Cosenza. Manna si è sempre protestato innocente e tale dovrà essere considerato fino alla definizione della vicenda giudiziaria. Petrini è stato già condannato per corruzione per altre vicende giudiziarie.
La misura disposta dal Tdl rimarrà inefficace fino al pronunciamento della Cassazione. Ai giudici della Corte di legittimità hanno fatto ricorso sia l'avvocato Manna che la procura campana.
La risposta di Manna: sereno in ordine alla liceità della mia condotta
"Con riferimento alla notizia oggi diffusa dagli organi di informazione, relativa all’applicazione, nei miei confronti, della misura interdittiva dalla professione, disposta dal Tribunale di Salerno per un’ipotesi di corruzione in atti giudiziari insieme al magistrato Marco Petrini, nel rimarcare la mia più assoluta serenità in ordine alla correttezza ed alla liceità della mia condotta, assolutamente incompatibile, nella vicenda in argomento così come in ogni altra, in quarant’anni di professione, con la predetta ipotesi. Avverso il citato provvedimento è stato da me già proposto ricorso per cassazione, con effetto sospensivo della misura. Non è mio costume spostare in sede mediatica la celebrazione del processo, ma non posso e non devo tollerare che gli atti processuali vengano strumentalmente travisati per offrire una immagine della situazione processuale diversa da quella reale, al solo fine di creare danno alla mia persona ed alla mia funzione. Per tale ragione resto disponibile da subito a qualsiasi tipo di confronto con produzione della documentazione da me appena citata, confidando che alla luce di queste mie precisazioni gli operatori della informazione si attengano strettamente alla fedeltà del contenuto degli atti giudiziari, ad esempio menzionando la circostanza che la sentenza di assoluzione emessa dalla Corte di Assise di Appello di Catanzaro nei confronti del Patitucci ed altri, lungi dall’essere frutto di corruttela, è stata integralmente confermata dalla Corte di Cassazione, e non tacendo che, contrariamente a quanto prospettato dalla Procura della Repubblica di Salerno, l’ordinanza del Tribunale del Riesame ha escluso pienamente la configurabilità, nella vicenda in questione, dell’aggravante mafiosa".
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