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Covid, il flop dell’assistenza nel Cosentino

Tanti malati con sintomi prigionieri in casa senza la possibilità di comunicare con medici e Usca

L'Usca di Cosenza

Non è la furia di questo virus a mettere paura in queste ore. La gente del Cosentino è più spaventata dal virus dell’inefficienza dei servizi assistenziali, un sistema dalla consistenza livida e spossata, palesemente inadeguato a garantire la resistenza anticovid. La resa dell’Asp, del resto, è nei racconti di chi è prigioniero in casa da giorni con sintomi gravi e meno gravi senza ricevere assistenza. Spesso, addirittura, nessuno risponde alle linee telefoniche dedicate. E non solo. Il disastroso governo della pandemia nel Cosentino è evidente anche nel silenzio verso quei sindaci che attendono indicazioni su provvedimenti di quarantena che non arrivano (nel distretto Pollino-Esaro si attenderebbe – così è stato riferito ad alcuni enti locali – il rientro dalle ferie di un operatore che si occupa delle certificazioni!). Per non parlare di un tracciamento che si muove da mesi nel buio infinito con prove di positività che arrivano oltre il limite della durata stessa dell’isolamento previsto dai protocolli nazionali.
In via Alimena dovranno affrontare, innanzitutto, la questione Usca mai risolta completamente. Le unità di continuità assistenziale erano nate con lo scopo di seguire i positivi asintomatici e paucisintomatici in isolamento domiciliare. Un ruolo che non hanno mai svolto perché il personale assunto è un decimo di quello previsto e quei pochi in organico vengono utilizzati, a rotazione, negli screening per i tamponi e nelle somministrazioni dei vaccini negli hub provinciali. L’Asp ha istituito una centrale Cot col compito di coordinare sul territorio gli interventi sulla base delle segnalazioni. Ma manca personale anche ai telefoni. Pochi operatori che non riescono a rispondere alle migliaia di segnalazioni che piovono ogni giorno da ogni angolo di questo territorio. E così, il lavoro ricade esclusivamente sul “118” (alle prese con problemi di organico e di mezzi) che risponde alle chiamate che arrivano da tutta la provincia, effettuando le prime diagnosi, stabilendo l’opportunità del trasferimento in ospedale che in molti casi diventa indispensabile proprio a causa della mancata sorveglianza.

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