I segnali provenienti dall’algebra continuano a disegnare profili tranquillizzanti su volti di una umanità fiaccata da quest’ultima discesa agli inferi che è sembrata più lunga ed estenuante delle altre. La curva, adesso, appare in rapido ripiegamento nei bollettini dell’Asp. Un crollo numerico condizionato, inevitabilmente, da un sistema di tracciamento che nel Cosentino, purtroppo, non è mai sembrato adeguato al momento. Il filo che divide la speranza dalla disperazione, in questi mesi, è diventato sempre più impercettibile a causa di un’attività di testing&tracing pigra che ha generato, inevitabilmente, la sottostima dei casi. La realtà è ancora evidente con un numero di positivi che, tuttavia, non passa nella cruna del flusso quotidiano che somiglia sempre di più ad una sintesi della situazione quotidiana. Il dottor Gerardo Buonanno si occupa di statistiche da molti anni e, seguendo la narrazione del Covid raccontata dai report quotidiani della regione, si è soffermato sul tasso di letalità che, nel Cosentino, risulta «superiore al doppio di altre province calabresi, e si colloca ben al di sopra del dato nazionale. E ciò nonostante che, come le altre province calabresi, Cosenza non abbia patito gli effetti devastanti della prima ondata del 2020». Un ragionamento che non fa una piega. In realtà il Cosentino si fregia di ben due primati che sono, in realtà, un ossimoro algebrico. Il primo riguarda il numero dei casi settimanali per 100mila abitanti (incidenza cumulativa). Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza