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Inchiesta Frontiera: la Muto, Orsino e Di Pietromica scarcerati dalla Corte d'Appello

La Corte di Appello di Catanzaro ha scarcerato Mara Muto (figlia di Franco Muto), suo marito Andrea Orsino e Antonio Di Pietromica. I tre erano in carcere perché arrestati e condannati nell’ambito dell’inchiesta “Frontiera”, l’operazione della Dda di Catanzaro che ha inferto un duro colpo al clan Muto di Cetraro. I difensori dei tre (gli avvocati Giuseppe Bruno, Rossana Cribari, Michele Rizzo e Giuseppe Fonte) hanno presentato istanza di scarcerazione dopo la sentenza emessa dalla Corte di Cassazione lo scorso dicembre. Infatti la Suprema Corte, in quell’occasione, ha emesso la sentenza per gli imputati dell’inchiesta “Frontiera” che avevano scelto il rito abbreviato.
Gli Ermellini hanno confermato 11 condanne; mentre per altri 12 sono stati disposti annullamenti con rinvio ad altra sezione della Corte di Appello di Catanzaro. Misure attenuate quindi anche per Mara Muto, Orsino e Di Pietromica. I difensori hanno evidenziato come non ci fossero per loro più le esigenze cautelari anche alla luce degli anni di detenzione che hanno già scontato. I tre, adesso, sono stati scarcerati. Tornano in libertà con obbligo di firma.

Pienamente riconosciuta l’accusa di narcotraffico, ma i giudici della Corte di Cassazione hanno stabilito che la cosca Muto è un’organizzazione ma non armata. Con la sentenza della Cassazione dello scorso dicembre, diventano, dunque, definitive le condanne di Valentino Palermo, 7 anni; Vittorio Reale, 7 anni e 8 mesi; Luigi Sarmiento, 2 anni e 8 mesi; Salvatore Sinicropi, 14 anni e 8 mesi; Carmelo Valente, 14 anni; Giulio Caccamo, 1 anno, sei mesi e 10 giorni; Pietro Calabria, 5 anni e 10 mesi; Sandra Muto, 1 anno e 4 mesi; Gianfranco Di Santo, 7 anni e 6 mesi; Giuseppe Esposito, 5 anni e 8 mesi; Antonietta Galliano, 1 anno e 4 mesi. La Cassazione ha poi disposto l’annullamento con rinvio per altre posizioni. E quindi dovranno essere rideterminate con un nuovo processo di appello le condanne parzialmente annullate con rinvio dalla Suprema Corte per Fedele Cipolla, Franco Cipolla, Angelina Corsanto , Guido Maccari, Giuseppe Montemurro, Luigi Muto, Mara Muto, Carmine Occhiuzzi, Andrea Orsino, Alfredo Palermo, Alessandro De Pasquale, Antonio Pietramonica. All’esito della sentenza della Cassazione, quindi per gli imputati potrebbe esserci una riduzione delle pene dal momento che non è stata riconosciuta l’associazione armata e per il reato di rapina è caduta l’associazione mafiosa. Ma, nel complesso, l’impianto accusatorio della Dda di Catanzaro ha retto pienamente. Le indagini, coordinate dal procuratore capo Nicola Gratteri, hanno dimostrato come la cosca Muto sia ancora potente e dominante sul Tirreno cosentino. L’attività investigativa ha documentato la gestione del narcotraffico su tutta la costa da parte del clan Muto.

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