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Emergenza in Pronto soccorso a Cosenza. Sale la pressione, 3 vittime

Il Covid riaccende i riflettori sulla prima linea dell’“Annunziata”

Il pronto soccorso dell’ospedale Annunziata di Cosenza

Il Pronto soccorso dell’“Annunziata” non è mai stato un reparto tranquillo. Dentro quelle stanze, i sentimenti si sono sempre accapigliati. E dopo due anni di Covid le cose vanno peggio. A gestire quelle vite in ordine sparso che riempiono ogni centimentro del Dea ci sono solo due medici per turno. Due medici che dovranno trovare il tempo (dopo aver ricevuto l’esito del tampone) di ascoltare il malato, disporre esami specialistici, attenderne gli esiti, fornire una diagnosi per definire l’identità del male e aggiornare la cartella elettronica con l’inserimento completo dei dati alla tastiera del pc. Un filare ingarbugliato che attraversa la solitudine di quel luogo in mezzo a impronte confuse di sofferenza. Lunedì, a un certo punto, i malati in attesa sono diventati 48 (sovraffollamento segnalato anche ai Nas). Troppi, anche per il Pronto soccorso dell’ospedale hub che vive di drammatiche carenze d’organico: ci sono solo 6 medici in reparto. Prima della pandemia erano 14 e c’era anche un primario. E il risultato è una pressione insostenibile che fa aumentare i rischi nella gestione dei pazienti critici. E nelle ultime ore ben tre malati Covid si sono arresi proprio in quelle stanze. Erano donne, tutte e tre donne, di Cosenza, Praia a Mare e Luzzi. Avevano, rispettivamente, 86, 88 e 89 anni, sono spirate una accanto all’altra, una dopo l’altra.

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