Scioglimento del consiglio comunale per infiltrazione mafiosa: cadono anche in sede penale le accuse contro il sindaco di Cassano Giovanni Papasso. Il primo cittadino sibarita era accusato di turbativa d’asta in concorso, a vario titolo, insieme ad altre undici persone per tre tronconi riuniti in un’unica inchiesta condotta dalla Procura. In particolare, si trattava della gara di affidamento del verde pubblico sul territorio comunale, l’affidamento di lavori ad una ditta che nel frattempo aveva ricevuto una interdittiva antimafia. Nel terzo e ultimo troncone, invece, i magistrati castrovillaresi contestavano agli indagati di aver concesso, illegalmente, ad alcuni membri della famiglia Maritato (la tristemente nota “Pratica Maritato”) la locazione di alcuni terreni di contrada Bruscate impedendo l’espletamento di una gara pubblica procurando anche appositamente a loro un ingiusto vantaggio patrimoniale costituito dalla vantaggiosa locazione agraria quindicennale dei predetti immobili con corrispondente danno per il Comune, visto il canone notevolmente inferiore a quello ottenibile. Ieri con sentenza del Giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Castrovillari, dottor Lelio Festa, ha sancito il non luogo a procedere per Papasso e per alcuni degli indagati nel procedimento. In merito alla “Pratica Maritato” tutti gli indagati (Papasso, Nicola Bruno, Mario Innocenzo Rummolo, Davide, Giuseppe, Cosimo Damiano e i due Salvatore Maritato) sono stati assolti perché il fatto non sussiste, mentre per gli affidamenti alla Big Unica e per il presunto omesso controllo della banca data antimafia nel caso dei lavori della Garofalo Group per Papasso e l’ex segretario Antonio Fasanella il Gup ha deciso, ugualmente, il non luogo a procedere per non aver commesso il fatto. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza