C’è un particolare, neanche tanto marginale, che sfugge all’attenzione, non viene preso proprio in considerazione, sia dalle cronache sanitarie che da quelle politico-economiche che si dispiegano nel dibattito dell’attualità. Le prime troppo piegate sull’emergenza d’un virus che non accenna – nonostante i numerosi annunci rassicuranti – a togliere l’assedio e le altre allitterate su banali lotte fratricide tra “no vax”, “sì vax” e sul confronto tra favorevoli, contrari e indifferenti al green pass. In tutto questo chiasso, in cui ognuno cerca di guadagnare un briciolo di notorietà c’è chi in silenzio, in barba a green pass, vaccini e monoclonali, non ha accesso a cure e medicinali. Una circostanza emersa dall’ultima colletta del farmaco che s’è conclusa lo scorso lunedì e che ha puntato i riflettori su un problema che, giorno per giorno, alimenta il fiume carsico dei disagi che affliggono il territorio bruzio. Nel teatro tragico della pandemia mancava l’oscenità d’una ennesima crisi economica, determinata dai rincari – l’altro ieri è scesa in campo la Coldiretti per denunciare il radicale aumento delle materie prime e dell’energia– che non solo darà il colpo di spugna finale a quel che resta della flebile economia provinciale, ma aprirà una faglia pericolosa nel tessuto sociale e sanitario. È ancora troppo presto per valutare l’entità della raccolta effettuata dal banco farmaceutico i cui volontari lo scorso sabato, per la prima volta nella storia delle collette, hanno presidiato le farmacie aderenti per testimoniare un bisogno e per una maggiore azione di sensibilizzazione che finora è rimasta sottotraccia.
Il dato
Nel rapporto annuale del Banco farmaceutico nel 2021 è stato rilevato un aumento, rispetto all’anno precedente, di oltre il 37% delle persone povere che non possono acquistare i farmaci. Tra queste non solo gli stranieri, quelli che il più delle volte non hanno nemmeno accesso alle cure, ma anche anziani e lavoratori rimasti senza occupazione.
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