Il furore improvviso di Omicron illumina il volto di una pandemia che sembrava, ormai, smunto, anemico. Da giorni, la variante ci mostra tutte le sue abilità immuno-evasive diffondendosi rapidamente anche tra i guariti. In questi ultimi giorni (in concomitanza con la ripresa del tracciamento) sono cresciuti esponenzialmente i casi di reinfezione. Nessuna delle vecchie mutazioni era stata così incisiva come l’ultima che, in queste ore, sta riscrivendo la storia del Covid nel Cosentino. Oggi il virus è capace di aggirare l’immunità indotta dai vaccini e conosce molto bene come si fa a eludere gli anticorpi prodotti da precedenti infezioni. Mai successo in passato. Eppure, gli specialisti convergono sul dato scientifico: ha ridotte capacità patologiche. Effetti contenuti in qualcosa che si avvicina a un «banale raffreddore», senza gravi conseguenze. Una influenza che nelle ultime ore ha, però, mietuto altre tre vittime. In Rianimazione s’è arreso un 48enne di Acri (le altre due vittime erano di Cosenza), vaccinato con booster. Il primario del reparto intensivo, Pino Pasqua, ha spiegato che, tuttavia, alcune patologie concorrenti hanno indebolito le sue risorse vitali e il morbo ha prevalso. Cos’è allora veramente Omicron? È un agente patogeno da non sottovalutare, nonostante il suo apparente basso impatto sulle ospedalizzazioni, almeno sui vaccinati che sono maggiormente protetti dalle forme più gravi del Covid. Omicron sa come aggirare l’ostacolo dell’immunizzazione e, per questo, come sostiene il dottor Pasqua, «in questa fase non si può pensare di abbandonare completamente le misure di tutela della salute pubblica».
Il bollettino
Le ultime 24 ore sono la narrazione di 506 nuovi casi (nel flusso entrano, finalmente, i dati dell’attività di testing delle farmacie) distillati attraverso la lavorazione di 3.112 tamponi, con un tasso di positività che galleggia sempre in alto (16,26%). Le uniche buone notizie giungono dagli ospedali con livelli di saturazione in picchiata. Ieri, il numero complessivo dei ricoverati è tornato sotto quota 100 (92 in reparto e 6 in terapia intensiva). E con i servizi assistenziali meno compromessi il ritorno a Itaca sembra più vicino. A patto, naturalmente, che non ci si dimentichi completamente del nuovo galateo sociale (mascherine, distanza, igiene frequente delle mani).
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