La pandemia ha cambiato gli studenti universitari. Condizionandoli, forse, pure nell’apprendimento. Ne parliamo con Rossana Rossi, docente di Pedagogia generale e sociale all’Unical. La professoressa Rossi è un punto di riferimento accademico nel campo pedagogico. Cosa è cambiato? Le chiediamo. «Gli studenti hanno avuto la necessità di approcciarsi al digitale, favorendo una trasformazione notevole che reputo molto positiva. È stato avviato un diverso tipo di apprendimento per via dell’incedere del covid e l’esperimento possiamo affermare che è perfettamente riuscito. Durante la pandemia il nostro Dipartimento, guidato dal professore Roberto Guarasci, ha somministrato un test agli studenti, riguardante il gradimento delle lezioni seguite on line, la piattaforma adoperata, i metodi utilizzati dai docenti: il test ha offerto una quadro assolutamente positivo. Di più. Gli esami ci hanno confermato che gli studenti hanno raggiunto un buon livello di preparazione». Non è mancato secondo lei qualcosa, vista l’assenza di lezioni in presenza? «Da educatrice e pedagogista, credo che il contatto diretto, in senso fisico, favorisca e sviluppi l’empatia. Dunque, le lezioni in presenza rappresentano un valore aggiunto che non può che produrre effetti positivi sull’apprendimento. Il contatto fisico, insomma, ci è mancato. Io ritengo che non possiamo pensare a un futuro totalmente digitale anche se, proprio grazie al digitale, siamo riusciti a tenere le lezioni e ad non interrompere la didattica».
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