I problemi di infermieri, Oss e personale tecnico e amministrativo dell’Azienda ospedaliera di Cosenza al centro di un’assemblea promossa da Fsi Usae Csa. Presenti i componenti della segreteria provinciale, guidata da Pierfrancesco Lincol e dal segretario aziendale Alessandro Tripodi. La riunione, convocata nell’imminenza delle elezioni per il rinnovo delle Rsu del comparto, che si terranno il 5, 6, 7 aprile, ha avuto come punto di discussione e di confronto alcuni argomenti di primaria importanza tra cui la valorizzazione delle professionalità (le indennità di funzione e specializzazione aggiuntive), l’aumento dello stipendio base, la fine del precariato. Il dibattito è poi proseguito sul confronto tenuto con la Direzione aziendale la settimana scorsa, presenti il commissario straordinario Mastrobuono e il direttore amministrativo Sestito. Si è parlato inoltre dei buoni pasto dopo la chiusura della mensa aziendale per motivi legati alla pandemia. Particolare interesse ed attenzione è stata dedicata alla gestione dei tempi legati a vestizione e svestizione «che impegnano l’operatore in un plus orario che va riconosciuto contrattualmente come tempo di lavoro». Altro argomento quello della tutela della salute del personale dipendente, nel contesto dell’emergenza sanitaria. Ed è venuta unanime la sollecitazione del personale all’istituto della formazione attraverso una gestione del personale in modo strategico per fronteggiare la crisi. Ai vertici aziendali sono state ricordate le promesse relative all’assunzione di personale tecnico e amministrativo. Prima di presentare la lista per il voto Rsu (Roberta Chiarello, Concetta Santelli, Corrado Trozzolo e Maria Viatore) si è aperto un altro fronte polemico legato alla convocazione del personale per visita medica ai sensi dell’articolo 41 comma D. Lgs 81/08. La Fsi Csa Sanità non condivide il metodo adottato dall’Azienda: «Minaccia il lavoratore che non osserva gli obblighi inerenti la sorveglianza sanitaria punendolo con ammenda tra 200 e 600 euro fino alla reclusione fino a 30 giorni». La Fsi Csa, con Gaetano Pignataro, ricorda che «sono più di due anni che l’attività di prevenzione dei danni alla salute dei dipendenti dell’azienda è sospesa, con l’alibi della emergenza Covid. Per cui ora non comprendiamo la scelta del dirigente dell’Uoc di prevenzione con modalità sbagliate a nostro parere».