Una storia di coraggio e rinascita, dignità e solidarietà. Scritta nel Cosentino da una donna di origini albanese e da una rete di aiuto e assistenza diffusa, a volte anche non organizzata, comunque efficiente e in alcuni casi fondamentale. Come nel caso di Angela (il nome è di fantasia), che per otto anni è rimasta fantasma, nel limbo dei senza cittadinanza, a causa della separazione dal marito assieme al quale nel 2001 era giunta dall’Albania. Con loro i due figli, all’epoca bambini e ora giovani adulti. Ha ritrovato cittadinanza e diritti grazie al progetto “Crosia” (Creazioni di reti organizzate di sostegno, integrazione ed accoglienza), finanziato con fondi regionali e gestito dalla Cidis onlus. Cinque gli sportelli in provincia di Cosenza (Cassano all’Jonio, Corigliano Rossano, Castrovillari, Trebisacce e Mirto Crosia) che accolgono, ascoltano, registrano e aiutano. Promuovono percorsi di riqualificazione e rilancio socio-economico dei migranti residenti nella Piana di Sibari, e azioni di sistema per rafforzare e potenziare i servizi in ambito sanitario, lavorativo/amministrativo, scolastico/formativo ed educativo. Per facilitare l’inserimento lavorativo sono state attivate azioni mirate a rafforzare l’incontro regolare tra domanda e offerta. Oltre alle cinque sedi, sono attivi punti di orientamento e informazione itineranti per raggiungere le aree più isolate della Sibaritide non servite dalla mobilità. Si lavora per la costruzione della “Rete del Lavoro agricolo di qualità” attraverso incontri informativi in aziende che hanno i requisiti previsti dalla legge n° 199/2016 per il contrasto al caporalato. Per Angela gli interventi di “Crosia” sono stati cruciali per riottenere il permesso di soggiorno perso dal 2014, da quando ha vissuto nell’ombra, arrangiandosi come poteva, facendo ogni tipo di lavoro per sbarcare il lunario e dare da mangiare ai figli. La destra non sappia... L’ha aiutata la comunità cittadina di Mirto Crosia, lontana da riflettori e vetrine. Soprattutto negli ultimi anni segnati dal Covid, quando le difficoltà sono aumentate, moltiplicandosi. «Sono qui da tanti anni, conosco tutti. Molti mi hanno aiutata come potevano», racconta Angela ascoltata dalla figlia che ora, tornata “viva”, sogna di continuare gli studi iscrivendosi a Economia. Al loro fianco c’è l’avvocato Francesco Durso che ha seguito dal punto di vista legale l’iter con la questura di Cosenza, reso possibile dal Decreto immigrazione del 2020 che ha istituito la protezione speciale in presenza di requisiti legati all’integrazione dei soggetti interessati. Cruciale il ruolo dell’assistente sociale Iolanda Rosi grazie alla quale hanno scoperto il progetto Crosia coordinato da Ivan Papasso e Nicoletta Bellizzi. Un gruppo affiatato, di professionisti di buona volontà, da anni impegnati a tendere la mano a quanti, tanti, chiedono aiuto. «Sapevo a cosa andavo incontro, che il giorno dopo non avrei avuto un centesimo né il visto, ma l’ho fatto lo stesso. E dopo tanti anni, ora che sono risorta, non me ne pento», sigilla Angela parlando della separazione dal marito, pronta a lottare per le sue scelte, i figli, la libertà e la dignità.