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“Salve, sono il maresciallo”, ma nel processo la difesa... smonta la presunta truffa a Rende

Nel 2018 un’anziana denunciò ai carabinieri il raggiro subìto. La difesa: non attendibile il riconoscimento da parte della vittima

Il Tribunale di Cosenza ha assolto un 44enne accusato di truffa. La difesa, rappresentata dall’avvocato Chiara Penna, ha dimostrato che la persona indicata nel video somigliava all’imputato ma non era lui. La vicenda risale al 2018 quando una signora, residente a Rende, ha presentato denuncia ai carabinieri della locale stazione. L’anziana vittima ha raccontato che nell’ottobre del 2018 ricevette una telefonata da un uomo che si presentò come maresciallo dei carabinieri e la informò che suo figlio aveva fatto un incidente ed era stato arrestato. Il presunto maresciallo le disse anche che a breve a casa sua si sarebbe presentato l’avvocato del figlio al quale lei avrebbe dovuto dare del denaro per far rilasciare il ragazzo, una specie di cauzione. Inoltre ha evidenziato delle incongruenze tra gli orari riportati nelle registrazioni e quelli indicati dalla vittima in querela. Così come, secondo la difesa, l’identificazione da parte della persona offesa dell’imputato a mezzo foto segnaletica non era attendibile. Poco dopo – raccontò la donna ai carabinieri – un uomo sui 40 anni bussò alla loro porta e chiese dei soldi per liberare il figlio. Lei e il marito, molto impauriti, diedero all’uomo tutto quello che avevano in casa: 100 euro in contanti, un Rolex e alcune collanine d’oro. L’uomo andò via. Poco dopo la donna sentì il figlio e capì di essere stata truffata. Da qui, la denuncia e il processo. Il pm aveva chiesto due anni. L’avvocato Penna (difensore dell’imputato) ha evidenziato, come a suo dire, ci sarebbero state incongruenze tra gli orari riportati nelle registrazioni e quelli indicati dalla vittima in querela. Sempre secondo la difesa, l’identificazione dell’imputato (con le foto segnaletiche) da parte della persona offesa non sarebbe stata attendibile. Il Tribunale ha assolto il 44enne per non aver commesso il fatto.

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