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Favola a Cosenza, da dipendenti a proprietari di un'azienda: “investono” Tfr e Naspi e salvano il posto

Il primo caso di Workers buyout in Calabria è nato sotto le insegne della Nextelettronica, azienda specializzata nella produzione di schede e apparati elettronici tra Cosenza e Piano Lago, dove ha sede. Una impresa rigenerata da sedici dipendenti subentrati nella proprietà dopo l’inattesa fine della “Freelink”, costola di una holding con sede in Lombardia, risucchiata nella crisi dalle divergenze tra i vecchi soci. Incomprensioni cominciate nel 2018 che hanno rapidamente invertito il virtuosismo produttivo l’anno dopo. Storia finita, nonostante le tante commesse in lista d’attesa. E lavoratori a casa senza un posto. Una miniera d’oro e un inferno con sedici dipendenti che hanno deciso di tentare il disperato salvataggio dell’azienda con gli strumenti offerti dalla legge “Marcora” e l’indispensabile assistenza della Fiom Cgil di Cosenza. Il segretario delle “tute blu”, Massimo Covello ha ricordato come l’azione è servita «al recupero di uno stabilimento modello, che non ha problemi di mercato. Del resto, la crisi era stata determinata unicamente da contrasti fra i vecchi soci e non certo dall’assenza di committenti». La rigenerazione aziendale è stata favorita dalla decisione dei lavoratori di investire le loro risorse (Tfr e la Naspi, la vecchia indennità di disoccupazione) per mettere insieme i primi 320mila euro necessari per costituire il capitale sociale. Somma integrata da altri 120mila euro del fondo Coop Fond della Legacoop, e da altri 500mila euro (oltre a 200mila euro di un finanziamento che i sedici soci fondatori dovranno restituire) dal Cfi, il fondo di investimenti che fa capo al Mise. Pietro Aiuola, presidente della coop, barese trapiantato nel Cosentino, spiega il miracolo: «Abbiano ricevuto una commessa da una multinazionale che ci ha affidato la produzione di contatori per il gas e speriamo presto di acquisire nuove commesse». L’inizio non è stato semplice tra le dune della Pandemia. E, adesso, i venti di guerra hanno ridotto il mercato delle materie prime a un campo minato. L’obiettivo, però, è quello di sfidare il monopolio del mercato di materiale elettronico di Cina e Taiwan. Non sarà facile, ma loro ci credono.

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