In un pomeriggio caldo e di luce violenta, la città si è ritrovata al “Rendano” per il gala dell’energia con Biagio Izzo. Da giorni, Cosenza non respira, brucia sotto l’assedio di Scipione, l’anticiclone africano che sta spingendo l’Italia verso le vacanze anticipate. Ma la gente, ieri sera, era tutta fuori dal teatro, in attesa. Una comunità di fedeli raccolta nella devozione verso un uomo, nonostante il bagno di sole e i sudori. Un sacrificio convinto dedicato al procuratore distrettuale, Nicola Gratteri, l’icona della lotta alla mafia, del servizio, dell’impegno civile, del sacrificio in nome dello Stato e della giustizia. È un copione che si ripete quando c’è Gratteri, il simbolo della speranza del popolo calabrese. Un popolo preoccupato da quando l’Fbi americana ha scoperto che la ’ndrangheta vuole ammazzarlo. La gente ha paura, vive nel terrore in un mondo sospeso. I capibastone hanno preparato un piano per trasformare la strada tra Locri e Catanzaro in una nuova Capaci. Sono disperati i mafiosi, l’urto con Gratteri è stato devastante. Il magistrato ha blindato la crescita sociale nei recinti della legalità facendo evidentemente montare, un giorno dopo l’altro, il malumore delle coppole per il suo dinamismo che rischia d’allontanarli troppo dai loro abituali “territori di caccia”. E reagiscono tutti insieme. In Calabria e nel resto del mondo dove la ’ndrangheta è padrona. Così è nato quel progetto per fermare l’uomo che da solo minaccia l’avvenire dell’Impero del male. Perché la ’ndrangheta non è solo una mafia, la ’ndrangheta è la mafia. Una holding potentissima. È l’organizzazione criminale che comanda sul mondo occidentale. La sua espansione è transnazionale. Oggi i boss investono esclusivamente al Nord, nelle regioni più ricche, e all’estero, dove hanno riprodotto i loro sistemi di potere. E la Calabria ha, inevitabilmente, risentito di questa sua pervasività. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza