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Occupazione in Calabria, l'Ugl: "Situazione sempre molto difficile"

«Nel Sud Italia ci sono più disoccupati di lunga durata che in Germania secondo le tabelle Eurostat del 2021: oltre 501 mila tra i 15 e i 74 anni nelle regioni meridionali. Per loro la ricerca di lavoro è durata oltre 1 anno. Se nel conteggio si includono le Isole, la cifra supera le 758 mila unità. Nell’intera Germania sono solo 497 mila. Se aggiungiamo che l’Istat rileva l’inflazione, a maggio al 6,8%, e non accadeva dal… 1990 (!) risulta evidente che la situazione è ormai drammatica. Circa la Calabria poi, il Report della Banca d’Italia, sullo stato generale, nel 2021, dell’economia attesta sì una flebile ripresa ma solo rispetto al disastro del 2020, annus horribilis fra crisi ed emergenza Covid». Sono alcuni dei negativi dati dello scenario socio-economico meridionale e calabrese, emersi dall’incontro fra la segretaria regionale del Sindacato Ugl, Ornella Cuzzupi e il direttivo dell’Utl di Cosenza, guidato dal segretario provinciale, Guglielmo Nucci, dedicato ad analisi, riflessioni e proposte per uscire dalla spirale crisi-stagnazione-inflazione; in base alle direttive in tal senso, indicate dal segretario nazionale Ugl Paolo Capone.

«L’Ugl rileva che, se il tasso di occupazione 2021, sul 2020, in Calabria è del +1,4%, è inferiore del 3,3% rispetto al 2019; inoltre BankItalia evidenzia come la domanda delle imprese riguardi profili professionali di bassa qualifica e per contratti a termine. C’è poi da stigmatizzare come incida su tutto ciò, in misura determinante, il Bonus 110 che da opportunità si è trasformato, anche in Calabria, in “droga” del mercato del lavoro e, soprattutto, del tessuto economico. Una specie di “bolla”, che il legislatore all’inizio, assegnando decine di miliardi di € di risorse pubbliche, non ha saputo, né tantomeno voluto circoscrivere con norme restrittive di controllo e gestione specifica, tanto che il Governo è stato costretto in extremis ad intervenire nei giorni scorsi. Falsa panacea illusionistica anche il cosiddetto “Salario minimo”: i governi nazionali e regionali dovrebbero interrogarsi, ed agire, per creare vere opportunità con politiche attive del lavoro che garantiscano, tutelino e creino opportunità prima di garanzia del salario e poi del minimo, peraltro già garantito, in Italia (e non in altri Paesi), dai Ccnl di categoria. Circa le politiche sociali, i dati Istat della povertà assoluta in Italia: 1,9 milioni di famiglie, pari al 7,5% del totale - ben 5,6 milioni di persone, ovvero il 9,4% della popolazione - significano che nel 2021 è al massimo storico. Tra le famiglie povere, il 42,2% risiede nel Mezzogiorno. Numeri impressionanti, inaccettabili, che da un lato fotografano l’impatto socio-economico devastante della pandemia, dall’altro dimostrano il fallimento del reddito di cittadinanza che doveva “abolire la povertà(!)”. Bisogna favorire la creazione di nuovi posti di lavoro garantendo incentivi alle assunzioni; soltanto sbloccando la leva occupazionale (in primis nella Sanità un vero paradosso, una follia burocratica inspiegabile) e riattivando il mercato del lavoro sarà possibile combattere la povertà e l’esclusione sociale. Infine, il PNRR rischia per la Calabria di rivelarsi solo ipnotica suggestione. I progetti dei bandi di gara per le risorse destinate al Sud: 86 miliardi di €, il 40,8% del totale, andranno a “competizione”. Quindi ci sarà bisogno, per la redazione dei progetti, di assoluta efficienza, efficacia, capacità e competenza. Profili professionali sui quali nella Pubblica Amministrazione calabrese per decenni non si è mai deciso di strutturare una reale, specifica e qualificata formazione».

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