Una fenditura improvvisa è destinata a provocare ampie smagliature nel sistema di assistenza sanitaria territoriale. Da ieri le Usca articolazioni fondamentali per due anni nella resistenza anticovid non esistono più nella grammatica sensoriale dell’Asp di Cosenza. L’Azienda ha deciso di mandare a casa i 72 medici che operavano negli avamposti di tutta la provincia (e anche nella Cot, la centrale operativa territoriale da cui tutta l’organizzazione territoriale si snodava), nonostante una nota rassicurante, diramata nel pomeriggio da via Alimena, per comunicare di essere al «lavoro incessantemente in questi giorni, per prorogare i contratti in scadenza degli operatori sanitari. A breve, saranno rinnovati i rapporti di lavoro dei medici Usca, pur con diversa tipologia di contratto, attesa la scadenza del 30 giugno degli istituti contrattuali previsti precedentemente, che erano legati allo stato di emergenza».
Praticamente, l’idea maturata dal commissario Antonello Graziano prevede una tipologia diversa di rapporto di lavoro consistente in una integrazione all’orario del servizio di guardia medica al quale farebbero ritorno i “camici bianchi” delle Unità speciali. Una continuità assistenziale non più speciale perché in via Alimena, evidentemente, considerano archiviata l’emergenza pandemica. All’Asp ritengono che il Covid attuale sia diverso da quello che a ondata, in questi ultimi due anni, ha schiaffeggiato questa terra.
Un virus, insomma, attenuato nei pensieri più che nella realtà di numeri e ricoveri che dicono esattamente il contrario. Dunque, si pensa in via alimena, che sia più facilmente gestibile con le risorse disponibili sul territorio: medici di famiglia ed esperti del Dipartimento d’Igiene e prevenzione.
Addio al servizio
Un rapporto di lavoro biennale che dovrebbe essersi concluso ieri a meno di ripensamenti da via Alimena. La poderosa macchina dell’emergenza è stata cancellata. Il personale delle Usca si è occupato un po’ di tutto in questi due anni (250mila pazienti trattati, 40mila viste domiciliari effettuate, con 370mila tamponi molecolari somministrati e altri 50 amila antigenici). E nel primo trimestre di quest’anno, si sono occupati anche delle terapie precoci (antivirali e monoclonali) con circa 200 somministrazioni grazie al protocollo interaziendale tra Asp e Azienda ospedaliera. Tutte in carico a Usca e Cot. Servizi garantiti all’interno di un monteore settimanale massimo di 20 ore. Il braccino corto dell’Asp era già emerso negli ultimi sei mesi di spettanze non corrisposte.
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