In Calabria, la sanità è già da anni tumolo di morte. E quello che sta accadendo nelle ultime ore all’“Annunziata” rischia di diffondere lo sconforto. L’assedio a un pronto soccorso sguarnito di medici e infermieri è il simbolo della resa del sistema di assistenza. Da anni l’ospedale hub si muove secondo schemi e traiettorie imprecisate. Nessuna logica nell’infinito turnover dei commissari, nessuna programmazione in via San Martino, nessun percorso di crescita individuato e, soprattutto, nessuna risposta ai cittadini. Il resto lo ha fatto il Covid che ha piegato nuovamente i fragili argini di un reparto già sofferente con una pianta organica dimezzata negli ultimi dieci anni.
L’allarme
Il presidente dei medici cosentini, Eugenio Corcioni, è seriamente preoccupato: «L’ospedale è nel caos. In queste ore registriamo un rialzo impressionante di ricoveri con pochissimi medici a gestirli. Purtroppo, alla carenza storica del personale si aggiunge la malattia che sta dando il virus. Non è vero che questa variante sia “morbida”, con ridotte capacità patologiche. I messaggi rassicuranti sono smentiti dalla sintomatologia (febbre alta e tosse, ndr) con cui si diffonde rapidamente. E, soprattutto, la versione attualmente in circolazione del virus è in grado di aggirare l’immunità indotta dai vaccini e conosce molto bene come si fa a eludere gli anticorpi prodotti da precedenti infezioni. Mai successo in passato. I medici, tutti vaccinati, sono malati e costretti a stare a casa. Non riescono a negativizzarsi dopo i 5 giorni previsti dai protocolli. E con l’aumento dei casi l’ospedale è in sofferenza. Purtroppo, le lezioni delle precedenti ondate di piena non sono servite a fare esperienza. Nessun commissario lavorato sul Covid. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza