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A Castrovillari si riscrive la grammatica antiracket

Giovedì in Tribunale con l’associazione Alilacco di Napoli per dare conforto alle vittime

Il male oscuro scorre nelle viscere di questo grande comprensorio stretto tra il Pollino e lo Jonio, un male che genera altro male. Sono i quattrini a disegnare le alleanze criminali, a modulare le mappe e territori. Ogni cosca ha un suo recinto, ogni ’ndrina il suo granaio. Soldi sporchi che le coppole inghiottono coi prestiti a strozzo, il racket e la droga. Il passaggio finale di quel fiume di denari è sempre lo stesso: l’usura. Trame che generano un’economia sempre più intossicata. Di questi tempi è il denaro a fare la differenza. Corrono in tanti dietro ai soldi, ma i boss arrivano sempre per primi. Con le buone o con le intimidazioni. Già perchè il “pizzo” è un irresistibile albero della cuccagna per la malavita organizzata.
La cosa nostra che regna in questo mandamento della Calabria settentrionale prima vessa gl’imprenditori in difficoltà economiche e poi li spoglia. Gente per bene è costretta a rinunciare alla sua azienda, alla dignità e qualche volta anche alla vita, per saldare i debiti con la criminalità. Le loro paure sonoi nascoste in quegli sguardi stralunati e spenti. La maggior parte sono piccoli imprenditori e bottegai, sono tanti ma si sentono soli, incapaci di ribellarsi al malaffare.
Da Castrovillari, però, arriva un segnale importante. Giovedì mattina, in Tribunale, ci sarà un convegno promosso dall’associazione antiracket e antiusura Alilacco di Napoli, per sensibilizzare i cittadini sui due fenomeni e per «offrire un approdo sicuro a chi è rimasto vittima degli strozzini».

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