Il Covid rallenta di poco, ma miete ancora vittime. L’Annunziata e gli altri ospedali della provincia sono in emergenza. Ma la situazione più critica è quella che riguarda il personale sanitario, stremato e ancora più ridotto al lumicino. Da qui, il nuovo grido d’allarme del presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Cosenza (Opi), Fausto Sposato che pone l’attenzione sul carico di lavoro degli infermieri. «Succede già da un po’ di tempo che si parla di emergenza/urgenza, soprattutto del 118 e della presenza del medico sulle Pet – afferma Sposato –. Proprio in questi contesti si tende a sminuire la figura degli operatori presenti sulle ambulanze, infermieri ed autisti soccorritori, spesso considerati operatori di serie B, quasi dei laici. Questa diminutio non appartiene alla nostra categoria che, è bene ricordarlo, proviene da formazione universitaria, si aggiorna costantemente, ha esperienza maturata negli anni ed è competente. Da più tempo assistiamo ormai a questo strano e triste fenomeno. Sembra che l’esito del soccorso dipenda dalla presenza o meno del medico senza tenere conto che gli operatori che fanno emergenza sono abilitati a farlo e hanno competenze avanzate oltre a momenti di retraining. Essere chiamati eroi fa anche piacere ma non può avvenire solo nel momento del bisogno per poi lamentarsi se non si trova il medico a bordo anche quando non è necessario». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza