Volere dimenticare da dove si viene e non curarsi affatto di ciò che il nostro passato (lontano o recente) ci ha lasciato a sua testimonianza e a nostro conforto, è il primo segno di una degenerazione senza fine che punta dritto alla cancellazione delle proprie radici. Il riferimento è al centro storico dell’area urbana di Corigliano, questo antico borgo medioevale per lunghissimi anni lasciato all’abbandono e al degrado a causa della colpevole noncuranza e totale indifferenza da parte delle varie amministrazioni comunali, succedutesi nel tempo, con la complicità di una classe dirigente locale mai disposta a curarsene costantemente, né temporaneamente. Ciò senza mai pensare al fatto che si tratta del “cuore” dell’antica città ausonica e, quindi, dello straordinario “biglietto da visita” che andrebbe presentato con orgoglio a turisti, visitatori occasionali e a tutti coloro che amano la storia, la cultura e l’arte e che, invece, è stato sempre posto in secondo piano (quasi…occultato). Negli ultimi anni il centro storico ha fatto registrare l’attuazione di irrazionali trasformazioni che (in più di un caso) hanno snaturato i suoi aspetti caratteristici. Ecco che il declino della memoria storica (senza la quale non si può conoscere ciò che è stato di noi stessi) contribuisce – e non poco – a favorire il prevalere di un istinto primordiale sulla ragione, con il rischio di cadere, inevitabilmente, in una vera e propri crisi d’identità e quando ci sarebbe, invece, da fare un’attenta e seria riflessione sul ruolo del futuro dell’antico nucleo urbano coriglianese, in lenta agonia a causa – tra l’altro – della fuga senza ritorno che è andata via via registrandosi nel corso degli ultimi quarant’anni. Un abbandono che finì col costituire un dato oggettivo. Non di rado, infatti, percorrendo alcune vie dell’antico borgo di Corigliano, si avverte (specie in alcune determinate ore del giorno) la sensazione di trovarsi in un luogo che è stato evacuato. È triste, infatti, dovere constatare come – per esempio e al di là della carenza umana, derivante dell’ormai ridotto numero di residenti – fino ai primi anni ’90, ancora molti degli edifici del Centro storico ausonico erano abitati, così come attive e fiorenti erano, in particolare, le diverse botteghe di artigiani, una presenza quest’ultima che garantiva – allo stesso tempo – la salvaguardia del patrimonio storico della città.
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