Marcello Manna resta agli arresti domiciliari. È arrivata, nella tarda serata di ieri, la decisione del gip distrettuale Alfredo Ferraro sul sindaco di Rende, finito nella maxi inchiesta della Dda di Catanzaro. L’ormai ex primo cittadino (è stato sospeso dalle sue funzioni) è accusato di aver mantenuto rapporti con esponenti della ’ndrangheta in particolare in occasione delle elezioni comunali del 2019. Nella mattinata di lunedì, si era svolto a Catanzaro l’interrogatorio di garanzia di Manna alla presenza dei suoi difensori, gli avvocati Nicola Carratelli e Gian Domenico Caiazza. Manna è stato interrogato per oltre un’ora e mezza dal giudice Ferraro – che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare a carico di oltre 200 persone compreso il sindaco di Rende – alla presenza anche dei pm della Dda, Vito Valerio e Corrado Cubellotti.
Al termine dell’interrogatorio di garanzia, i legali di Manna avevano fatto richiesta di revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari. Ieri sera, però, le motivazioni del gip di rigetto della richiesta non hanno per nulla soddisfatto la difesa del sindaco di Rende. «Le motivazioni – ha spiegato la difesa – non hanno tenuto affatto conto di tutto quello che è stato detto dall’avvocato Manna in oltre un’ora e mezza di interrogatorio e anche di tutto il materiale che è stato prodotto. Il rigetto non scalfisce per nessun motivo la consapevolezza della assoluta infondatezza delle accuse». I difensori sono già al lavoro per preparare un copioso ricorso da deposiatre al Tribunale del Riesame «dove speriamo – hanno evidenziato – che le nostre carte vengano lette».
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