Il riflesso opaco della guerra costringe piccole e medie imprese a muoversi contromano all’interno dei diagrammi produttivi che descrivono gli impulsi indotti da un mercato impregnato di negatività. L’iperinflazione trascinata dai rincari dei prodotti energetici condiziona le vendite senza contare degli effetti devastanti di una commercializzazione che risente del blocco delle materie prime. Le ferite che le quotazioni choc del gas naturale riescono ad infliggere allargano lo squarcio della crisi nelle produzioni e gli stessi consumi mostrano segnali di raffreddamento (secondo Coldiretti i primi tagli alla spesa sono del 3%) a causa di una sempre più evidente spossatezza dei bilanci delle famiglie. Le rotte delle diseguaglianze sociali soffiano, soprattutto, nel Sud del Sud dell’Italia dove disoccupazione e povertà costituiscono distintivi storici.
Caro Pane
Il sistema economico della civiltà occidentale si è rivelato una onnipotenza fittizia davanti a una crisi globale che assomiglia sempre di più ad un viaggio senza ritorno. Soffre tutta l’impresa, soffrono i panificatori che danno fiato all’associazione Assipan di Confcommercio per lanciare un disperato grido di dolore, una richiesta d’aiuto al Governo per vivere e non morire. Francesco Bomparola spiega le attuali paure del sistema: «Dopo due anni di pandemia avevamo avviato la fase di transizione che ci avrebbe dovuti riportare verso la normalità. Ma è arrivata guerra che ha riportato una situazione di grave instabilità e di preoccupazione perché mezzo i costi per l’energia e delle materie prime sono diventati insostenibili per le nostre imprese. E non è possibile far fronte a costi energetici cresciuti di 4-5 volte. La paura, in questi casi, è che accada l’irreparabile. Per noi significherebbe sospendere o cessare definitivamente l’attività. Per i cittadini, il rischio, come sostiene il nostro presidente nazionale, Antonio Tassone, è che tra un paio di mesi il pane artigianale possa definitivamente sparire dalle tavole. Le piccole e medie imprese sono destinate ad arrendersi, lasciando spazio ai grandi operatori industriali. Un pezzo di storia destinato a finire. Del resto il pane è diventato il distintivo di un territorio, di un’area geografica. Per questo siamo in presenza di un indotto che non si limita esclusivamente alla panificazione. Ma i prezzi delle materie prime come carburante, grano, farine hanno raggiunto livelli mai visti all’interno dei bilanci delle attività imprenditoriali che di queste materie prime fanno la loro fonte produttiva principale, che non riescono più a sostenere i costi».